Pratico l’ironia con costanza sia nei libri che nella vita. Intervista a Valeria Corciolani


In Il tempo fa le pietre , Amazon Publishing, tornano Alma e Jules, nella puntata numero sei della serie “La colf e l’ispettore” scritta da Valeria Corciolani. Mentre incappano in suicidio che potrebbe essere omicidio e in una morte naturale che naturale non è, Alma è alle prese con i soliti problemi adolescenziali dei figli e vede la propria vita scricchiolare quando l’Alfonsina deve subire un intervento al cuore. La vita, che lei cerca di far scorrere tranquilla che di scossoni ne ha avuti abbastanza le pone di fronte un imprevisto, con le fattezze di un dentista che è riuscito ad incrinare il guscio che si è costruita intorno. Anche Jules ha i suoi grattacapi, investigativi e non solo. E’ stanco della solita vita e nutre un inaspettato desiderio di costruire qualcosa. Ne parliamo direttamente con l’autrice. 

Ciao Valeria e grazie per la disponibilità.
Si comincia sempre dall’inizio e, in caso di libri da titolo e copertina. Le copertine dei tuoi libri sono bellissime nella loro semplicità, ma soprattutto i titoli sono tutti modi di dire, sembra di sentir parlare l’Alfonsina. Da dove è nata l’idea di questi titoli?
Ora non mettetevi a ridere eh, ma l’idea è nata proprio da lei, sì, l’Alfonsina! Già, perché il primo romanzo della serie, “Acqua passata”, custodiva nel titolo la prima parte di un detto popolare citato tra le pagine dalla nostra Alfonsina, per questo a me e alla casa editrice è sembrato naturale continuare così: con un detto o un proverbio che in un qualche modo racchiudesse l’essenza e il colore della trama. 

E passiamo ai tuoi personaggi, i protagonisti delle tue storie, Alma e Jules. Entrambi hanno un vissuto alle spalle ed entrambi hanno la necessità di mettere un punto e ricominciare. Si conoscono per caso nel primo romanzo ed hanno le vite come sospese, se mi passi il termine, non stanno vivendo, ma stanno sopravvivendo a quanto è loro accaduto, le precedenti relazioni naufragate. Insieme si aiutano, probabilmente in modo inconsapevole. Come sono nati nella tua fantasia?
Il termine “sospeso” è assolutamente perfetto! È proprio così, Alma e Jules sono due naufraghi che si specchiano ciascuno nei vuoti e nelle solitudini dell’altro. Nella mia testa sono nati insieme e nel frangente più prosaico e privo di furor creativo che esista: mentre pulivo casa. Sì, insomma, mi son trovata a pensare: in fondo, chi meglio di una colf riesce a infilarsi nelle pieghe più nascoste delle vite altrui? E così ha preso vita Alma Boero che, volente o nolente, con il suo lavoro entra in questi micro universi e scopre inevitabilmente “cose”. E poi chi c’è di più invisibile di una donna delle pulizie? Ecco, dopo un attimo questa idea aveva già messo le tende nella mia materia grigia, pronta a lievitare per srotolarsi tra le pagine del nuovo romanzo. E accollarle uno spigoloso ispettore montanaro, caparbio e “vero” nella sua fragile e dolente umanità, è stato un attimo.

Questi tuoi romanzi sono conosciuti come la serie della colf e l’ispettore, appunto Alma e Jules. Ma ci sono tantissimi altri personaggi che ruotano attorno ai nostri due protagonisti. Personaggi che magari non sono primari, ma sicuramente non sono secondari, direi co-primari. Primi fra tutti metterei l’Alfonsina, suocera di Alma, mi ricorda il grillo parlante di Pinocchio, è un po’ la voce della coscienza di Alma. Una curiosità, come mai l’hai resa un’esperta del Lombroso? Le basta uno sguardo ed inquadra subito le persone.
Uh, quanto mi sono divertita a dar vita all’Alfonsina! Lei racchiude quel sapere antico, fatto di praticità e buon senso rappresentati da quel tesoro inestimabile che sono i nonni. E poi i miei romanzi prendono vita in una cittadina di provincia, in quel brulicare di vite e segreti che si gonfiano e si sgonfiano passando di bocca in bocca, mi serviva qualcuno che sapesse diseppellire questo “sottobosco” per servirlo sul piatto d’argento a un povero ispettore appena trapiantato nella riviera. Quanto alla passione dell’Alfonsina per il Lombroso, be’, con quei suoi occhietti da poiana abituati a scavare pieghe e segreti, appassionarla a queste teorie fisiognomiche è venuto abbastanza da sé.

Anche la squadra di Jules annovera dei veri protagonisti, Calabrò, l’anatomopatologo un po’ fricchettone e Solari. Sono il giusto completamento di Jules, soprattutto caratterialmente. Calabrò lo prende in giro per essere malmostoso già dal mattino e Solari scatena la sua irritabilità con le famose caramelle al rabarbaro. Ma esistono queste caramelle??
Ma certo che sì, le caramelle al rabarbaro di Solari esistono in tutto il loro quadrato e “scrocchiante” splendore, provare ( cliccate) per credere!

Nei tuoi libri ci sono tanti dialoghi, ma anche tanta gestualità, sto pensando ovviamente alla mano volteggiante di Jules o lo sguardo levato al cielo di Alma quando capisce che ormai è incastrata per l’ennesima volta nelle indagini. Rendono i tuoi personaggi tridimensionali. Quanto contano i gesti per diventare dei rafforzativi delle parole? 
Per far “vedere” personaggi e situazioni i gesti per me diventano fondamentali, sarà che prima di iniziare a scrivere io ho bisogno di immaginarmeli a tutto tondo, tic e gestualità comprese.

Un elogio lo faccio personalmente ad un personaggio che non è umano ma animale, il mitico professor Moriarty, il gatto che ha deciso di vivere con Jules, perché la decisione è stata felina e Jules di è adattato al nuovo coinquilino.
Ecco, appunto, si parlava di gestualità? A Professor Moriarty, da vero Felino, sono sufficienti uno sguardo o un movimento di coda per sviscerare il concetto.

Come dicevamo all’inizio, Alma e Jules hanno bisogno di mettere un punto per poter ricominciare a vivere. Hanno bisogno di rimettersi in gioco, sul paino dei sentimenti. Nel corso dei sei romanzi sono cresciuti, sono maturati sostenendo a vicenda e lentamente realizzano che giunta l’ora di mettere quel punto fermo. Quanto conta chiudere le vecchie situazioni sospese per riuscire ad andare avanti?
Il passato esiste, è quello che ci ha scavati, plasmati, ma non deve diventare una valigia ingombrante che ti trovi sempre tra i piedi o ti cade in testa quando apri l’armadio, come sostiene La Rouge, uno dei personaggi dell’ultimo romanzo: “tornare indietro non si può, mai. Perché la vita è una strada a senso unico, e quando l’hai imboccata puoi andare solo avanti. O fermarti per sempre.”

I tuoi romanzi sono dei gialli, il morto c’è, l’indagine pure. Ma c’è anche ironia, pagina dopo pagina fai sorridere, per non dire proprio ridere, noi lettori. Serve anche questa per sopravvivere, soprattutto se come Alma si è alle prese con figli adolescenti, per di più gemelli?
L’ironia è quella cosa che ti porta a buttarla sul ridere anziché buttarti giù, la pratico con costanza nella finzione dei libri e pure nella realtà. Qualcuno ha detto che il mondo sarebbe un posto migliore se l’ironia fosse in dotazione a ogni essere umano insieme ai cinque sensi… voi che ne dite?

La serie della colf e l’ispettore è un progetto editoriale di sei libri e siamo arrivati al sesto e ultimo. Io mi sento già orfana. E tu, come ti senti alla conclusione di questo progetto?
Un filo di malinconia, sì, tant’è vero che nello scriverla ho cincischiato parecchio per allontanare il momento del distacco, ma mi ero ripromessa sei avventure e non una di più: desideravo salutarli con l’affettuosa nostalgia di quando dici addio a dei cari amici a cui sei tanto affezionato e non con il fastidio di chi non vede l’ora di levarseli di torno. Insomma, volevo fermarmi al momento giusto, prima di annoiarmi e (non sia mai!) annoiare i lettori.

E faccio un po’ l’Alfonsina: si chiude una porta, si apre un portone. Hai chiuso un progetto, ma hai altre grandi cose in mente… anche un film, se non sbaglio? Ci regali un piccolo anticipo?
Un progetto vedrà la luce tra pochissimo, il 22 giugno, per Nero Rizzoli uscirà il primo romanzo di una serie tutta nuova, con nuovi personaggi in nuove avventure, conservando però gli elementi che più mi hanno caratterizzata: la scrittura e l’ironia, ma con l’aggiunta di un nuovo ingrediente, l’Arte. 
E poi il film tratto da uno dei miei romanzi “Il morso del ramarro”… voi non avete idea dell’emozione di vederlo sbocciare passo passo: il casting, la sceneggiatura, le musiche, ogni tanto devo fermarmi e mettere a fuoco che sì, caspita, sta succedendo davvero! 

Un grande in bocca al lupo, Valeria!
W il lupo! E grazie per la bellissima intervista, è stata come una gustosa chiacchierata davanti a un gelato e di quelli buoni, eh 😉

MilanoNera ringrazia Valeria Corciolani per la disponibilità

Lucia Cristiano

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