“A certe cose la sinistra ci penzava, a altre invece ci penzava troppo. Io sai, Massimo, son sempre stato di sinistra, ma ora mi guardo intorno e ’un ci capisco più nulla. Di certe cose ne parlava la sinistra ora ne senti parla’ la destra. A certi ceti ci parlava la sinistra, ora ci parla la destra. Non capisco se mi sono spostato io o se s’è spostato il mondo”. Chi parla è Pilade, uno dei vecchietti del BarLume, luogo-non luogo, simbolo di Pineta, ma soprattutto di un mondo che va ben oltre le storie gialle, ironiche, divertenti e ormai iconiche scritte da Marco Malvaldi e pubblicate da Sellerio.
La frase di Pilade, contenuta nell’ultimo “Piomba libera tutti”, prosegue nella tradizione che vuole il microcosmo del BarLume come esempio che rappresenta l’evoluzione, o l’involuzione, dipende da chi legge, della società in cui siamo immersi quotidianamente. I dubbi del vecchietto sono i dubbi di tanti, i timori per i cambiamenti, le nuove scelte culturali, le strategie politiche.
Il botta e risposta tra il barrista Massimo e Pilade è un piccolo capolavoro di realismo, che vorrei definire cosmico, creando una nuova categoria in grado di abbracciare il tutto e il nulla.
“Non è che il mondo s’è spostato, è che il mondo ruota. Impossibile capire il mondo in termini di destra e sinistra, è come cercare di seguire una traiettoria di un oggetto mentre sei su una giostra: ti fai venire solo un gran giramento di testa”.
“O di coglioni”.
“A seconda di cosa usi per ragionare, è uguale…”.
Ma ovviamente la storia non è certo tutta qui: al BarLume c’è una sedia vuota, quella del novantenne Aldo, morto perché investito sulle strisce pedonali da una bicicletta, socio di Massimo e Tiziana, che proprio ai due contitolari del bar ha lasciato una piccola eredità: la sua casa alla ragazza e la collezione di vinili e cd, oltre alla quota della società, al matematico dipanatore di matasse di enigmi. Massimo intanto deve far fronte alla crescita della figlia Matilde, scopritrice del terribile monosillabo “no”, all’arrivo in pianta stabile a Pineta della mamma andata in pensione, e al nuovo omicidio in cui è incappata la sua compagna, il vicequestore Alice Martelli. Tutto questo senza esagerare, cercando di mantenere un fragile equilibrio tra i vecchietti, la socia, la compagna, la madre, la figlia, con un profilo basso, instillando dubbi e soffermandosi sui dettagli apparentemente insignificanti.
Il vuoto lasciato da Aldo toglie un po’ il respiro a tutti i protagonisti, non a caso nonno Ampelio sono giorni che non si fa vedere, e per risollevare i vecchietti dalla nostalgia per l’amico scomparso, il vicequestore Martelli li coinvolge, con la dovuta cautela, nella sua ultima indagine. Giada Meini, sessant’anni, impiegata delle poste, è stata strangolata nel parcheggio del suo condominio in centro a Pisa. Tutti gli inquilini del palazzo la detestavano per una serie di ripicche condominiali e perché, secondo voci che si rincorrono, pare che fosse incline al ricatto, proprio utilizzando il proprio ruolo all’ufficio postale.
Il brodo di coltura perfetto per Ampelio, Pilade e il Rimediotti, perché possano dare il loro contributo, visto che la vicenda si muove tra dicerie, reticenze, false piste, rancori sepolti. La caccia all’assassino si rivela un’impresa ardua, sia perché la Meini la volevano tutti morta, sia perché i vecchietti iniziano con le loro illazioni e pure Aldo, dall’altra vita, sembra metterci lo zampino. E tra i sospettati non ci sono soltanto i condomini, tanto che viene arrestato un direttore d’orchestra che con il condominio dove è avvenuto l’omicidio e dove si concentrano i sospetti, sembra non c’entrarci nulla. O quasi. Tutto questo mentre l’appartamento di Aldo è stato occupato clandestinamente e Tiziana non riesce ad entrarne in possesso, perché tra gli occupanti ci sono dei minorenni. Insomma, il consueto, immancabile, irrefrenabile gran casino al quale bisogna trovare gli incastri giusti per cercare di risolvere tutte le questioni.
Il solito divertente e trascinante Malvaldi, che continua a dare nuova e sorprendente linfa alla saga dei vecchietti del BarLume, giunta all’undicesimo romanzo, a distanza ormai di 18 anni dal primo “La briscola in cinque”. E anche a questo “Piomba libera tutti” è praticamente impossibile rinunciare.