Per troppa luce – Livio Romano



Livio Romano
Per troppa luce
Fernandel
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Talvolta l’estate è il periodo ottimale per recuperare sotto l’ombrellone le parole e le trame accumulatesi nei mesi sui nostri comodini impolverati.

Questo lavoro nato dalla penna di Livio Romano è un ottimo esempio di questa operazione estiva, fatta di territori assolati, di dialoghi brillanti, di denaro luccicante.

Decisamente troppa, di luce.

E quanto la luce è troppa, l’ombra è altrettanto lunga, cupa, oscura, famelica.

Nel plot narrativo si aggirano personaggi di rara contemporanea attualità, attraverso le loro relazioni, i loro scambi dialogici di raro pregio, ma soprattutto si muovono le ombre del potere che si annida molto bene tra le poche ombre che rimangono sotto il sole di mezzodì. E sono le ombre del malaffare, a cavallo tra pubblico e privato, tra una fascia tricolore stropicciata e una valigia piena di verdoni dal manico sudaticcio dalla calura di quel sud, che rimane osservatore silente. 

Perché un domani quei soldi possono toccare anche a me, mica mi metto in mezzo agli affari degli altri, io.

Questo lo stigma di un Sud in cui un pantano feudale invischia il cammino di personaggi di rara bellezza e tridimensionalità.

Il grigio dell’affare che combatte con un pluricromatico pastiche umano, luminoso, gioioso e festante nel suo volere combattere il malaffare locale.

Un romanzo complesso e di inusitato spessore in cui l’editor letterario Livio Romano abbandona i suoi scrittori per prendere nuovamente la sua riconoscibile penna per regalarci il chiarore di personaggi sorridenti e luminosi.

Shiny happy people holding hands, direbbe qualcuno.

Giuseppe Calogiuri

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