Massimo Lugli è sempre lui, famoso giornalista di cronaca nera a Roma, firma di polso di La Repubblica, autore di tanti romanzi e, come sempre, il suo scrivere mi intriga e, sarà forse anche per i capelli grigi che ci accomunano, Marco Corvino il suo protagonista mi sta molto simpatico!
Già proprio lui Corvino l’umanissimo e sbrindellato cronista anziano di nera, sanamente attaccato alla vita e al sesso, disordinato in preda dei suoi folletti che lo sbeffeggiano, appassionato di arti marziali e con quel tanto di anormale che non guasta affatto.
Stavolta il gioco sporco romano di Mafia Capitale e le sue perverse e intricate radici che affondano ben oltre il tessuto urbano, lo costringono a barcamenarsi pericolosamente.
Ma tutto torna perché Massimo Lugli si è bene guardato attorno, ha preso Marco Corvino e l’ha calato negli scenari che parrebbero incredibili mentre invece sono profondamente realistici di “quel mondo di mezzo”, legato agli scandali che hanno brutalmente svergognato la capitale italiana, anche all’estero, con il carosello di una spiacevole gogna mediatica. Lugli ha intinto la sua penna di noirista in quanto è accaduto a Roma per mesi, negli arresti a catena, nel grasso vaso di Pandora che ha vomitato atti delittuosi che rischiavano di sporcare con ciò che si immagina (Cambronne docet) tutti gli amministratori romani e laziali, sospettati o accusati di collusione con le mafie.
Uno dopo l’altro ha messo in fila, spingendoli ad arrampicarsi sul suo palcoscenico, caricaturali e corrotti personaggi “politici” da sottobosco, qualche poliziotto venduto a cui fa da orgoglioso contraltare la fila di quelli bravi, tenaci e onesti. Ha portato in scena la tragicommedia del vecchio boss napoletano della camorra, don Michele Guaglisi, rivisitatosi romano. Guaglisi, il ras incontrastato che domina con pugno di ferro la sua cosca, che gestisce senza pietà prostituzione, droga, rapine, strozzinaggio, con gli spaventosi prestiti a usura che stritolano inesorabilmente le sue vittime, e che distribuisce morte. Ma a Roma tanti altri si battono per il controllo della città: bande di zingari, gruppi di estrema destra e , più potente di tutte, o almeno pare la cupola di insospettabili, le cui manovre partono dai palazzi del potere. E l’affare nuovo e più succoso è l’accoglienza e la sistemazione delle migliaia di immigrati che sbarcano raminghi in Italia.
Insomma un perverso equilibrio sul filo del rasoio e troppa roba che bolle nel pentolone della strega. Ma il troppo diventa troppo, qualcosa si sgretola e un qualcuno, che decide di ribellarsi, si trasforma in una scheggia impazzita…
Un’ inchiesta giornalistica travestita da giallo noir o un giallo noir che si trasforma in inchiesta giornalistica?
Se non fosse per il capo redattore malmostoso, la palestra di arti marziali di Paolo figlio adolescente inquieto di Corvino, e l’entrata in pista della criminologa, propenderei senz’altro per la prima ipotesi.
Bravo Lugli alla prossima!
Nel mondo di mezzo-Il romanzo di Mafia Capitale
Patrizia Debicke