Terza avventura, dopo “Il giorno dei Lord” e “Attacco alla Cina” che vede come protagonista Harry Jones, intraprendente e spregiudicato ex militare pluridecorato delle Brigate Aeree Britanniche e poi del SAS nonché ex parlamentare.
Questa volta Harry si trova coinvolto in una missione diplomatica in Ta’argistan, terra di nomadi cavalieri eredi di Gengis Khan, attraversata nel corso dei millenni da sciiti, turchi, predoni unni, per anni avamposto sovietico in Asia Centrale prima del ritiro delle truppe e dell’instaurazione di un regime totalitario paramilitare retto da un partito nazionalista.
Harry si accoda a una missione del governo britannico – che si prepara a fornire aiuti e ad aprire una linea di finanziamenti per sostenere il rafforzamento della democrazia – ma non è mosso da un interesse politico né filantropico.
Si tratta di salvare Zac, ex compagno di avventure negli anni in cui ha prestato servizio presso la SAS, lo Special Air Service, uno dei corpi d’élite di Sua Maestà la Regina Elisabetta.
Zac Kravitz giace al limite della resistenza – vinto nel corpo e nello spirito dalle atroci torture cui è stato sottoposto – nelle galere ta’argie, accusato ingiustamente; in quella terra di nessuno, dove tutti i diritti civili sono sospesi, rischia di essere condannato alla pena capitale per reati mai commessi. Harry sente un debito di riconoscenza verso Zac, che dieci anni prima lo aveva aiutato a salvare l’amata moglie Julia da un attentato.
Harry oggi è un uomo solo: Julia è morta poco tempo dopo quel salvataggio. A seguito di quel tragico evento Harry si è allontanato dagli ambienti privilegiati in cui è vissuto, così come dalla politica attiva. Vive, o meglio sopravvive, grazie al patrimonio di famiglia che gli permette di mantenere un tenore adeguato alle proprie abitudini, senza più alcun stimolo professionale o sentimentale: il suo sguardo si perde nel passato, il suo presente non lo attrae, il suo futuro non lo interessa.
L’avventura in cui si imbarca sarà foriera di rischi e colpi di scena inaspettati e permetterà ad Harry di riavvicinarsi alla parte più profonda di sé, per riscoprire la propria umanità ed il senso di un’intera esistenza.
Ritmo sincopato, ironia, avventure al limite delle possibilità di salvezza, affari sporchi, complotti internazionali architettati all’ombra delle più importanti diplomazie del mondo, sono tutti gli elementi cui ci ha abituato Michael Dobbs e che qui piacevolmente ritroviamo.
Segnalo la perfetta ricostruzione di uno scenario d’azione assolutamente di fantasia, uscito dalla penna dell’autore dopo un soggiorno in Kirghizistan, utilizzato come “modello fisico” secondo quanto Dobbs dichiara nei Ringraziamenti al termine del libro.
Il libro in una frase
“Un uomo può trascorrere una vita intera a discutere dell’equilibrio tra onore, dovere, posizione, reputazione, gli aspetti in base ai quali lo valutano gli altri, ma alla fine è quello che c’è dentro che conta“.