“Mantene s’odiu” (Ricordati di odiare) è l’ultimo lavoro del collettivo sardo Elias Mandreu. La vera essenza del romanzo però è nella taciuta seconda parte di quel detto popolare che regala il titolo al romanzo, quel “chi s’occasioni non mancat” che toglie il velo definitivamente al significato del tempo quando la posta in gioco è rappresentata da sentimenti forti come rispetto e onore che nel nuorese hanno un significato se possibile ancor più forte e radicato che altrove.
Edito da Piemme, è un giallo decisamente diverso da quel che sarebbe lecito attendersi, se non altro per il fatto che, senza voler spoilerare il finale, l’epilogo non è quello che ogni lettore si aspetterebbe giunto a pochi passo dalla chiusura dell’indagine. Protaognista suo malgrado di questa storia a il maresciallo friulano Mirko Stankovic mandato per punizione a dirigere una piccola stazione nel cuore della Barbagia affiancato dal filo Cossiga e dall’intrigante collega Maria Deledda. Lì, dove si aspettava di avere a che fare per lo più con ladri di polli e pecore, il maresciallo friulano si ritrova alle prese con una serie di morti che inevitabilmente si ricollegano alla stagione dei sequestri di persona in Sardegna. Una, due, tre, addirittura quattro vittime legate indissolubilmente al cadavere (mai ritrovato) di una donna rapita quasi 50 anni fa e di cui non si ebbero notizie nonostante lo Stato avesse pagato un riscatto all’epoca miliardiario.
Per Stankovic è l’occasione per riabilitarsi professionalmente e grazie al suo forte intuito e alla collaborazione leale di un PM di grande cuore si imbatterà in ex colleghi scesi a troppi compromessi, avvocati che custodiscono dossier capaci di aprire ogni porta ma anche in un tenebroso ritorno dal passato di un latitante che si credeva morto tra i mondi sardi.
Tra queste montagne, che somigliano più alle montagne russe vere e proprie, Stankovic troverà anche il tempo di sedurre e farsi sedurre, di conoscere per qualche istante prima di confrontarsi con l’ennesimo fallimento della sua vita che purtroppo non sarà l’ultimo della sua indagine.
In un tortuoso percorso verso la verità Elias Mandreu accompagna il lettore non solo nel cuore dell’indagine ma anche nella cultura nuorese fatta di maschere barbaricine e di usanze che hanno saputo resistere all’incedere del tempo. Un quadro della Sardegna odierna del tutto sovrapponibile per larghi tratti a quello del passato dove il mistero è punteggiato da dettagli ricostruiti con grande fedeltà storica, proprio come se tutto cambiasse senza cambiare nulla. Proprio come l’odio, sentimento che chi prova non riesce a dimenticare e che in questo caso ha saputo andare a braccetto con la storia per quasi mezzo secolo. Perchè, appunto, prima o poi l’occasione arriva.
Sarà ancora la Sardegna la terra della prossima indagine di Mirko Stankovic? Elias Mandreu ha tratteggiato un personaggio atipico, frustrato e maledetto, intuitivo e ingenuo con un passato che il lettore ha solamente fatto in tempo a percepire ma dal quale in qualche modo è comunque attratto. L’impressione è che questa sia solamente la prima indagine in cui Mirko Stankovic accompagnerà i lettori nei segreti di una terra tanto affascinante quanto misteriosa.