L’orto americano – Pupi Avati



Pupi Avati
L’orto americano
Solferino
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Un aspirante scrittore negli anni dell’immediato dopo guerra s’innamora a prima vista di una ragazza che diventerà un’idea fissa,  un’immagine archetipica destinata ad assurgere a leggenda.

La predisposizione era già in radice, per uno che dalle foto dei defunti traeva ispirazione  per i suoi romanzi, tuttavia la miccia che innesca la reazione a catena delle coincidenze agghiaccianti, dove gli eventi macabri si trovano a incastrarsi con la realtà come tassellini di un puzzle, è un abbaglio potente che solo la forza dei migliori colpi di fulmine possono infondere.

Barbara, l’infermiera americana sparita nel nulla nella serena provincia ferrarese, diviene come Berenice di Edgar Allan Poe, un’apparizione fulgida come la cometa di Halley al cui richiamo di aiuto non si può resistere.

L’unica sua traccia, la scia inquietante di un misterioso carteggio che lega la sua eclissi a una storia d’amore con un  uomo  a sua volta legato a una serie di macabre sparizioni.

La vicenda si svolge in un continuo rimbalzo tra quell’Italia del dopo guerra, dove alle foci del Po vive uno scrittore in cerca di storie, e quell’America degli alleati dal fascino tardo gotico dove le case di legno sormontate da torrette celano giardini interni custodi di misteri.

Colpito dal fulmine di un amore impossibile, il nostro scrittore parte nel nuovo mondo in cerca di fortuna, ma il caso vorrà metterlo proprio sulla strada della ragazza scomparsa: la sua vicina di casa sarà infatti proprio quella madre in cerca di risposte che lui non attende altro che ascoltare. Nel raccoglierne l’ultima supplica, si farà consegnare il testimone della scatola contenente le poche lettere e i telegrammi superstiti.

Nel frattempo, proprio nell’orto sotto casa, delle strane voci lo guideranno a disseppellire un inquietante vasetto di pesche sciroppate che  dissimula sospette reliquie.

Un romanzo che regala al racconto gotico un’ambientazione ancora inedita, tra le nefandezze delle fosse comuni e i cacciatori di cadaveri che cercano di restituire identità e dignità ai corpi senza volto dei soldati dilaniati dai bombardamenti.

Ma il messaggio va al di là di un mero gioco di indagine per detective annoiati, ed è una poesia sottile come una carezza e dolce come il chiarore di un alba, dove la lucida follia di un visionario si sovrappone all’ottusa cecità delle cosiddette persone comuni per approdare agli orizzonti di una nuova serenità .

Solo allora, dopo tanta amarezza, il sogno diverrà finalmente possibile.

Silvia Alonso

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