L’isola dei silenzi – Fabrizio Silei



Fabrizio Silei
L’isola dei silenzi
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Fabrizio Silei riporta in scena, per un nuovo caso, il suo detective contadino Pietro Bensi, coprotagonista e spalla del commissario Vitaliano Draghi. Bensi ha visto Draghi crescere e farsi strada con determinazione: a scuola, all’università, nella vita e nella carriera.
Ritroviamo così la più singolare e stravagante coppia del giallo italiano, protagonista di un nuovo romanzo. Come recita un buon proverbio: squadra che vince non si cambia. E dunque, ancora una volta, sono loro a guidarci in un giallo vintage, questa volta dai toni più cupi, con sfumature noir. Ma non mancano l’avventura, le descrizioni vivide e quella miscela di contrasti che ci aveva già fatto apprezzare le opere precedenti.

Settembre 1938.
Mentre a Roma Mussolini consolida il suo potere con una bieca politica dittatoriale, prossima a sfociare nelle infami leggi razziali, dal piroscafo Pianosa — adibito al trasporto di merci e passeggeri tra le isole dell’Arcipelago toscano — sbarcano contemporaneamente sulla sperduta Capraia tre singolari personaggi:
un condannato, dallo sguardo duro da assassino ma a noi già noto, che per onorare una promessa ha deciso di farsi arrestare e allontanare da tutto e da tutti, sbarcando su un’isola popolata più da capre che da uomini;
un entomologo stralunato, occhialuto e imbranato, in cerca di farfalle;
un grosso prelato ansimante, una sorta di tricheco in saio, che sostiene di trovarsi sull’isola per ricercare tracce degli antichi monaci eremiti.

Ma le loro identità sono solo una copertura. Sono in realtà Pietro Bensi, il commissario Vitaliano Draghi e il maresciallo Cuccuma. I tre, su richiesta di un generale dei carabinieri di Roma, devono indagare sulla misteriosa scomparsa del giovane Sandro, figlio del generale: prestante, biondo e nullafacente, scomparso dalla colonia penale agricola proprio quando stava per concludere il suo breve periodo di detenzione.

Da mesi si sono perse le sue tracce, e nessuno pare in grado di spiegare l’accaduto. Neppure l’inchiesta ufficiale promossa da Roma è riuscita a fornire risposte convincenti. Capraia diventa così il teatro dell’indagine: una piccola isola di appena 19,26 km², fatta di rocce, cespugli e profumi mediterranei. Gli orti sono rari, qualche pollaio resiste, ma per il resto manca quasi tutto. I rifornimenti arrivano via mare, col piroscafo, per detenuti, guardie e residenti.

Capraia, una terra selvaggia, un tempo popolata da una comunità autoctona, è stata trasformata in colonia penale per detenuti con pene leggere. Oggi vi restano solo una cinquantina di abitanti: pescatori, vecchi, bambini, l’innocuo “scemo del villaggio”, le famiglie delle guardie, il prete, il sagrestano e un ristretto gruppo di autorità locali — il podestà, il maresciallo, il direttore della colonia, il medico del carcere e la vedova locandiera che, con le sue tre stanze con servizi, si atteggia ad albergatrice.

Eppure, per un’isola così piccola, non manca una nutrita schiera di belle ragazze: dalla maestra, trasferita dalla terraferma, alla figlia della locandiera, a quella del podestà. Le figure femminili avranno un ruolo centrale in questa storia, e le voci che circolano le danno tutte affascinate proprio da quel bel detenuto scomparso. Ma guarda un po’?

Capraia sembra un luogo dimenticato da Dio, tranquillo e senza misteri. E invece…
E invece, sotto la superficie, nasconde intrighi, complotti e segreti pericolosi. Segreti che forse si celano tra gli anfratti rocciosi dove pascolano le capre.

Nella quiete apparente dell’isola, fra le stradine silenziose, ogni finestra può celare occhi curiosi e orecchie attente. Presto, chi fa troppe domande viene guardato con sospetto. Cosa vuole? Per chi e per cosa sta spiando? In una comunità chiusa e omertosa, dove tutti si conoscono e si frequentano, c’è qualcuno di cui ci si possa davvero fidare?
O forse, ogni domanda può mettere in pericolo la vita stessa?

Senza accesso diretto alle comunicazioni, i nostri investigatori si sentono prigionieri tanto quanto i detenuti. E col passare dei giorni, gli eventi si susseguono rapidi e imprevedibili, fino a esplodere in una spirale di rivelazioni: relazioni segrete, crimini, congiure inimmaginabili, tutte protette da un colpevole silenzio durato troppo a lungo.

Passione, amore, mistero, violenza, sopraffazione… e perfino una straordinaria strega curatrice, con le sue erbe miracolose.
Insomma, l’autore non ci fa mancare proprio nulla, accompagnandoci fino a un epilogo sorprendente.

Considerando che la generazione degli ultraottantenni — quella nata durante il fascismo e cresciuta con la guerra — sta ormai scomparendo, diventa fondamentale preservare la memoria di ciò che è stato. È ciò che Silei fa con queste pagine, in quello che sarebbe giusto definire un giallo storico più che un semplice giallo vintage, ambientato in una Capraia magnetica e misteriosa: l’“isola dei silenzi”, un tempo sede di una colonia penale agricola.

Oggi quei tempi sono storia. Ma, a ben vedere, una realtà non così lontana se si osservano con attenzione certi segnali, certi fatti, certi pericolosi ritorni.

Patrizia Debicke

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