L’inverno della fame: Il commissario Oppenheimer e i fuggitivi del Reich
“È una curiosa creatura il passato”.
Il titolo non è mio, sono parole rubate a Emily Dickinson perché volevo rendere la mia recensione più splendente.
Il passato brilla. A volte di luce propria, creando sempre delle ombre sul nostro cammino oppure può anche brillare, ma come una mina e basta un solo passo falso perché debbano raccogliere i nostri pezzi in giro.
Si tratta di una battaglia con un nemico che spara delle “munizioni arrugginite”. Saccheggiare la poesia The past non rende più profondo quello che scrivo, ma può darci gli strumenti per affrontare un enorme pericolo.
Per inclinazione, tendo sempre a guardare avanti, nella stessa direzione in cui sono orientati i piedi. Trovo ridicolo camminare e fissare qualcosa alle spalle, che magari non c’è più, e correre il rischio di andare a sbattere contro un palo.
Come nelle peggiori gag.
Il passato va disinnescato, sempre. Non possiamo permetterci il lusso di rinchiuderlo così com’è tra le pagine di un libro di scuola.
“Scordammoce ‘o passato” era l’inno adatto per ricucire lo strappo di una nazione ancora impigliata in una lotta fratricida, per far calmare gli animi di chi ancora teneva le armi sotto il cuscino, ma chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto non è mai un pareggio. È sempre un’ingiustizia.
L’inverno della fame. Il commissario Oppenheimer e i fuggitivi del reich è il nuovo romanzo di Harald Gilbers, pubblicato da Emons. Novembre del ’47, Berlino porta ancora i segni dei bombardamenti ed è nella separazione tra i settori delle forze alleate che la guerra ha iniziato a raffreddarsi e mettere sui lati opposti della barricata l’Occidente e l’Oriente.
L’inverno si fa sentire, in tutta la città i generi di primaria necessità scarseggiano e il mercato nero pare essere l’unica possibilità per sopravvivere.
Oppenheimer e Wenzel rispondono a una chiamata per omicidio. Un furto andato male che lascia un cadavere e una versione dei fatti molto sospetta fornita dai padroni di casa. Sembra un caso abbastanza facile ma, a ogni indizio, il Commissario scopre nuove piste per l’indagine e si ritrova nel mirino di misteriosi personaggi.
Etichette e generi li trovate al supermercato, a una libreria servono per separare alcuni romanzi da altri, mentre si legge sono del tutto inutili. Ne L’inverno della fame non “si respira l’aria” di quegli anni, ci sarete completamente immersi. Harald Gilbers non è un novellino ed è riuscito a ricreare le atmosfere e lo spirito di una nazione sconfitta che ha provocato e deve fare i conti con chi ha più colpe: i nazisti sopravvissuti. Un bagaglio scomodo per la Germania post bellica. Molti criminali sono riusciti a farla franca e, sotto falsa identità, dilagano per tutto il paese.
L’inverno della fame – Harald Gilbers
Mirko Giacchetti