E’ uscito il 18 giugno 2009 per Kowalski “L’infiltrato” di Tommaso Capolicchio, sceneggiatore di Un medico in famiglia, e de I Cesaroni. E’ anche autore del cortometraggio Fare bene Mikles per la regia di Christian Angeli, premiato nel 2005 con il Globo d’oro della Stampa estera. Nel 2006 ha vinto il premio Franco Solinas per la migliore storia drammatica con Un uomo da bruciare.
Un primo approccio al genere giallo c’era già stato con la collaborazione alla sceneggiatura di un episodio di Crimini, Morte di un confidente di Massimo Carlotto, andato in onda su Raidue il 13 gennaio 2007.
Nel 2008 è uscito il suo primo romanzo, Il club delle piccole morti, per Dino Audino Editore.
Un uomo si sveglia dopo due anni di coma nei laghi di nulla, senza ricordi. Piano piano riaffiorano frammenti di vite precedenti, i ricordi non sono stati persi solo per il coma ma anche cancellati dall’erasing, sistema artificiale di autorimozione dei ricordi.
Fabio? Daniele? Di sicuro uno freddo che non esita a uccidere, un agente al servizio di un’associazione illegale. La sua capa, una misteriosa Mary lo incarica di indagare sull’assassinio di attori di film porno girati in Ungheria perpetrati ad opera di una banda di criminali che si ispira all’Armata Nera, il corpo di mercenari al soldo di Mattia Corvino, re d’Ungheria. Altri ricordi affiorano, vi sono soprattutto cadaveri nel suo passato. Casualmente da una scatola da scarpe in fondo a un armadio affiorano documenti legali della sua vita precedente. La ricerca della propria identità si snoda tra Roma, Milano, la Camargue ma prima di dipanare la matassa dei ricordi Fabio/Daniele dovrà risolvere il caso “ungherese”.
Una scrittura molto scenografica e essenziale che non lascia spazio ai sentimenti, Capolicchio si muove in ambienti di luogo e di professione che gli sono noti. Vive a Roma. Milano, la Camargue e Budapest sono tra le mete dei suoi frequenti viaggi in Europa.
Dato che mi riesce difficile intervistare le persone senza incontrarle, ho pensato di chiedere al padre, l’attore sceneggiatore e regista Lino Capolicchio, indimenticato interprete de “Il giardino dei Finzi Contini” e “Metti una sera a cena”, più incline alle letture dei classici russi che ai gialli, un parere sul libro del figlio.
Ha letto per noi e per la prima volta “L’infiltrato” una settimana prima dell’uscita in libreria.
“Ho trovato nel libro di mio figlio un sapore Chandleriano, una scrittura ironica e cinica e lo stesso modo di trattare il giallo di Raymond Chandler.
E’ curiosa la citazione di Mattia Corvino, un personaggio che avrei dovuto interpretare nel 1972, l’anno in cui è nato Tommaso, per la regia di Miklós Jancsó il quale trovava che avessi una somiglianza straordinaria con Mattia Corvino. Jancsó voleva ricostruire la battaglia contro i turchi sul lago Balaton ghiacciato. Purtroppo il progetto naufragò perché non piacque alla coproduzione italo-ungherese.
La località della Camargue descritta è un posto che entrambi frequentiamo.
In complesso il libro è scritto bene, si legge velocemente e è scorrevole. C’è maggiore maturità di scrittura e padronanza dei mezzi espressivi rispetto al precedente. E’ un bene che Tommaso si affranchi dai genitori, dalla madre Paola Pascolini sceneggiatrice e da me che sono un padre ingombrante, trovando una via professionale sua. ”