Un caso per l’ispettrice Anita Landi
È in libreria la terza indagine di Anita Landi, ispettrice capo dell’Anticrimine di Milano ed ex atleta delle Fiamme Oro, un personaggio creato dal palermitano Domenico Wanderlingh. Dopo i primi due capitoli d’esordio, nel gennaio 2024 Guanda ha pubblicato infatti L’enigma della carta Varese.
Madre e figlia vengono trovate cadavere nel proprio appartamento di piazza Giovine Italia, a Milano. Sono rispettivamente Virginia Contini ed Elisa Boari, due donne dalla vita privata alquanto discussa, soprattutto perché solite a litigare aspramente tra loro, tanto che all’inizio il caso appare l’epilogo di un diverbio sfociato in tragedia. A indagare viene designata Anita Landi, ispettrice dal grande intuito seppure poco diplomatica.
Basandosi su un frammento di carta Varese che Elisa stringeva in mano, “È una carta raffinata con stampa fiorata a giglio usata per rivestire libri e quaderni, anche l’interno dei mobili, o per incartare regali”, Anita si rende conto che qualcosa non quadra. L’evento delittuoso deve avere avuto ben altra dinamica, altrimenti i tasselli non troverebbero la giusta collocazione all’interno del puzzle. Se poi si aggiunge anche che il padre di Elisa, Sandro Boari, era stato arrestato per riciclaggio ed è nel mirino dell’Interpol, viene da sé che sarà l’inizio di una caccia serrata al colpevole. Dove tutti sembrano in malafede o nascondere segreti, svelati mediante dei continui colpi di scena.
Senza dubbio un romanzo affollato di personaggi, che tocca contaminazioni del genere giallo. L’autore non si risparmia una spietata analisi noir di quelle che sono le miserie dell’animo umano, passando per sentimenti squallidi di finta amicizia, alimentati dal tornaconto e dalla menzogna. Adolescenti e adulti inglobati in un limbo d’apatia che non distingue generazioni, alla ricerca di un brivido, qualunque esso sia, al di là della morale. Fedifraghi, affaristi senza scrupoli, sfruttatori di incapaci, ed è solo un assaggio.
Il poliziesco, perché di questo alla fine si tratta, tocca inoltre picchi molto interessanti del giallo di stampo classico, con un detective che riunisce i sospettati in una camera chiusa, al fine di ristabilire l’ordine e stanare il colpevole. La parte più coinvolgente, dove la suspense la fa da padrone.
Il fatto che Anita sia una donna incurante delle regole e che dica sempre quel che pensa, turpiloquio compreso, dona all’opera sfumature hard boiled, cosa alquanto originale per una protagonista femminile. Per quanto riguarda lo stile narrativo, l’autore non si perde in descrizioni inutili. Egli utilizza prevalentemente i dialoghi, per cui si rivela incisivo. Le scene di azione sono le meglio riuscite.
La città di Milano merita un commento a parte, dato che non fa soltanto da sfondo, ma è protagonista a tutti gli effetti. A un certo punto, Anita incontra una testimone in via Montecuccoli. Ebbene, in quella via del capoluogo lombardo, ci viveva mia nonna. Questo credo che importi a pochi, quanto piuttosto il messaggio di fondo che se ne può ricavare.
Quando le storie incontrano la vita vera, lasciano sempre un’eco profonda. Un’esperienza positiva, da consigliare.