Un amico è qualcuno che ti conosce molto bene e, nonostante questo, continua a frequentarti.”
Lo diceva Oscar Wilde: ed è sul nonostante che si appunta la riflessione del lettore dopo essersi calato nella storia. Mary ed Eleanor sono le care amiche di Nancy, donne meravigliosamente imperfette, come quelle cui Araminta Hall dedica il libro.
Quando Nancy viene ritrovata, uccisa, vicino al fiume, tutti – compreso il marito, Robert – si trovano a scavare nei ricordi per trovare un elemento, un filo di ragionamento da seguire per rispondere alle domande: perché, chi è stato?
Scorrono, con ritmi e nitidezza diversa, i fotogrammi dei momenti insieme, dall’adolescenza alla maturità con le confidenze e le discussioni che hanno fatto nascere e consolidare la loro amicizia.
Il ritratto di Nancy è quello di una donna che ha tutto, amata e benvoluta, immersa in una vita che non le va completamente a genio, da quando dopo la nascita della figlia Zara ha lasciato il lavoro.
È un tema che ricorre spesso, quello delle donne sommerse dalla vita famigliare, o che si ritrovano a vagare per casa o che hanno una carriera sfolgorante: tre mondi totalmente diversi in cui ciascuna di loro cerca di valorizzare ciò che di buono c’è nelle rispettive vite, ma senza risparmiare, dentro di sé, la convinzione che un ruolo – rispetto a un altro – meriti maggiore rispetto.
Quando le indagini sulla morte di Nancy cominciano a farsi più serrate e la vita di ciascuno viene sezionata dagli investigatori, appare subito evidente che le amiche non possono definirsi tali.
Ecco che torna quel nonostante: nonostante ti conosca bene, l’amico continua a frequentarti. Ma in questo romanzo l’accezione non è quella ironica, che voleva rendere Oscar Wilde: è tragicamente vera nell’esatto momento in cui tutte le amiche sono alle prese con le rispettive giustificazioni e con il proprio, personalissimo, inferno.
Avere amiche del cuore, è un rischio che val la pena correre?