Le abitudini delle volpi



Arnaldur Indriđason
Le abitudini delle volpi
Guanda
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Dopo ben dieci romanzi, una vera e propria saga islandese, nell’undicesimo Arnaldur Indriđason affronta il dramma, l’evento tragico che ossessiona da sempre il suo protagonista, il commissario Erlendur Sveinsson, impedendogli di avere una vita e una famiglia normali: la perdita nella bufera di neve e ghiaccio di Bergur, del fratellino di otto anni il cui corpo non è stato mai più ritrovato. E finalmente l’autore ci rivela quanto avvenne in quella famosa escursione: il padre che cammina davanti ai due bambini, improvvisamente nascosto dal turbinare della tempesta, il gelo, la disperazione e la manina di Bergur che sfugge a Erlendur. Una morte, di cui si accusa senza colpe, una scomparsa, che ha fatto di lui il personaggio dei romanzi, l’uomo che è diventato. In Cielo nero, sempre pubblicato da Guanda, Erlendur Sveinsson mancava dalla scena, era lontano, partito sulle tracce della sua infanzia? Stavolta Indriđason ci spiega che l’aveva fatto perché tentava di curare le ferite dell’anima. E ci racconta come riuscirà a lenirle con la sua inchiesta lenta, pigra all’inizio, poi volutamente affrettata dalla scoperta di tanti particolari, fino a diventare quasi angosciosa, sulla scomparsa di Matthildur, giovane moglie infelice, perdutasi anche lei, o almeno si dice, nella bufera assassina di neve e ghiaccio del gennaio 1942. C’è ancora chi ricorda il fatto mentre altri vorrebbero che non tornasse mai a galla. Perché? Immerso nel paesaggio selvaggio, diverso e per noi inconsueto, di un fiordo dell’Islanda orientale, anche se negli ultimi anni le tante letture di autori nordici ci hanno reso più familiari la durezza e il clima di quei paesi, fa da gelido scenario a un’avventura allo stesso tempo reale e introspettiva. Un paesaggio bello, naturale, anche duro da vivere ma che sta per essere contaminato dalla cosiddetta civiltà. Con la morte che incombe a ogni passo, compagna considerata e accettata con distacco in molti capitoli che assumono il sapore di una commemorazione, il romanzo intriga, descrive misteriosi drammi legati all’amore, terribili punizioni, vendette. Erlendur va avanti senza requie, si accanisce spinto dalla sua furia interiore. La verità deve trionfare anche se non si può più punire il colpevole. Il troppo tempo passato costringe a cancellare le colpe. Ma quanto del passato si può scovare nelle tane delle volpi, oltre al pezzo di giocattolo, la scocca priva di fondo e di ruote della macchinina rossa di Bergur, gli darà finalmente qualcosa di più per poter ritrovare suo fratello.

patrizia debicke

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