Dal titolo si potrebbe pensare che siamo di fronte ad un nuovo, insperato fenomeno di lettura di massa. Tutti a correre nelle librerie per portarsi a casa un libro con il quale trascorrere un po’ del nostro tempo. Ingenua speranza, sbaglio madornale. I lettori sono i soliti quattro gatti spelacchiati che miagolano solitari nel buio.
La corsa non è a leggere il libro, ma a scriverlo. E a vederlo pubblicato, altrimenti che si è scritto a fare. Non c’è categoria sociale che risulti esentata.
Tutti scrivono: dallo scrittore di professione, appunto, al farmacista, dal magistrato al poliziotto di quartiere, dall’avvocato al becchino, dal giornalista al postino, dal direttore di giornale al giornalaio e insomma avete capito che qui si è messa in atto la più grande realizzazione di democrazia popolare.
Tutti a picchiettar sui tasti del computer, tutti a spedir quintalate di carta alle case editrici aspettando il fatidico evento: la pubblicazione. Pubblico, ergo sum. Il mio nome e cognome sulla copertina, dunque son vivo e vegeto, mica rincoglionito morto come tutti gli altri analfabeti. E non lo dico con distaccata ironia che anche il sottoscritto si è dato da fare in passato per la sua bella e brava pubblicazione. Ci mancherebbe che restassi fuori dal coro. E’ un dato di fatto, un semplice rendersi conto della realtà.
Romanzi gialli o neri, si capisce, che il mercato tira e vuole questo. Soprattutto se ci infili dentro qualche vampiro, qualche diavolo, qualche morto vivente che non ne può più di rimanere soffocato nella tomba, qualche strega ammaliatrice e una serie di personaggi con la sfiga stampata sulla fronte.
Il tutto infiocchettato con sangue, sesso, urla, passi nel buio, il gatto che miagola, il lupo che ulula, la civetta con il suo verso, l’upupa con il suo, la finestra che sbatte, la porta che cigola, il temporale che arriva preciso come un avviso di garanzia, il fulmine che si schianta, la luce che se ne va e si rimane tutti al buio insieme all’assassino. Se poi ci si aggiunge qualche bambino/a violentato/a allora il gioco è fatto e l’attenzione del lettore assicurata, anche se rimane il sospetto di una moda (http://corpifreddi.blogspot.com/2009/11/la-violenza-sui-bambini-nel-moderno.html di me medesimo).
Ad indagare, poi, nei parti moderati, una turba sempre più variegata di detective. E mi immagino lo sforzo creativo del povero scrittore o pseudoscrittore di turno per tirarne fuori uno diverso dagli altri, che ad essere del tutto originali bisognerebbe crearne qualcuno con quattro gambe e quattro braccia (e forse c’è di già).
Ora, non so se ci avete fatto caso, vanno a ruba le detective femminili. Lasciate da parte le anzianotte zitellone di una volta pure un po’ pettegole (ma ogni tanto ritornano), ci si è buttati a capofitto sulle giovani sempre più giovani, ragazzette implumi con il sorriso vergineo da passare inosservate tra la selva di delinquenti che infestano, oltre il reale, l’immaginario umano.
E dopo il libro il lancio pubblicitario e tutti a dirti o quanto sei bello o quanto sei bravo, anche se hai una faccia da pesce lesso e scrivi come un pesce lesso (appunto). Poi la caccia al premio ormai in ogni dove peggio di Berlusconi (un classico), e qualcuno lo becchi di sicuro che te li tirano dietro perfino ai semafori anche se non ti fermi con il rosso (anzi, proprio perché non ti fermi).
Se le case editrici, quelle più o meno serie, ti snobbano allora ci si pubblica da soli, o si va dagli editori a pagamento, non c’è santo che tenga. Pubblico, ergo sum. E sia gloria nell’alto dei cieli.
L’assalto al libro è cominciato. Speriamo bene, ma la mano scende istintiva proprio lì.