In occasione del Noir In Festival abbiamo avuto la gradita opportunità di incontrare a Milano Sarah Pinborough autrice di Dietro i suoi occhi e L’amica del cuore, Piemme, e di farle qualche domanda
Ciao Sarah e benvenuta su MilanoNera.
Partiamo dalla copertina, cosa si prova ad avere lo strillo di Steven King?
È bellissimo, ne sono felicissima. Sono stata molto fortunata perché ha letto fino ad ora tre dei miei libri e gli sono piaciuti tutti. Sin da ragazzina è stato il mio eroe ed evidentemente il suo strillo è una grande soddisfazione.
Nella tua carriera letteraria hai scritto molti libri di genere diverso, ma il grande successo anche internazionale è arrivato con gli ultimi due che sono thriller psicologici: che spiegazione ti sei data?
Credo che il thriller psicologico a un certo punto sia esploso diventando un genere molto venduto e molto vendibile. Io stessa mi sono resa conto che ne stavo leggendo molti, mi piacevano, e ho pensato che forse avrei potuto provare a scriverne uno e contemporaneamente la Harper Collins mi ha chiesto se avessi qualche idea da sviluppare in questo senso.
Quando ho scritto Dietro i suoi occhi ho pensato di aggiungerci anche qualcosa di un genere che avevo coltivato in precedenza cioè il soprannaturale.
È stato sicuramente il mio libro più commerciale ma anche quello che ha beneficiato di un maggiore sforzo di marketing.
Ti concentri molto sulle relazioni tra persone, sull’amicizia tra donne e sul ruolo dei social, con il male che attraverso loro può arrivare direttamente nelle nostre stanze.
S, io uso molto i social, specialmente twitter, ma mi rendo perfettamente conto di quanto possano essere pericolosi, anche per un adulto, per non parlare degli adolescenti poi..
Perché la gente nei social si comporta in modi assolutamente imprevedibili. Succedono e si dicono delle cose che non sarebbero mai state dette e non sarebbero mai successe prima che i social invadessero la nostra vita. Quando io ero ragazzina uno stava con gli amici ma poi tornava a casa e l finiva tutto, cioè non c’erano contatti fuori da quei determinati momenti. Adesso i ragazzi sono collegati costantemente e in realtà spesso non hanno idea di chi sia il loro interlocutore. Potrebbero stare parlando e interagendo con chiunque: un amico, un altro ragazzo, un adulto e persino con un assassino….
In questo senso sì, decisamente, il male ti può entrare in casa in qualsiasi momento. Parli con qualcuno riponendo la tua fiducia in un profilo che in realtà non sai chi sia…
La fiducia è appunto uno dei temi del libro. E la frase che potrebbe forse riassumere il libro è “qualcuno non è chi dice di essere” Sei d’accordo?
Si il tema che mi interessa è quello della fiducia e dell’amicizia; è una cosa che torna in tutti i miei libri. Riprendendo la frase che hai appena citato, in effetti non sempre si è quello che si dice di essere. Questo è un tema che mi affascina e mi interessa molto. Sono convinta che tutti ci nascondiamo dietro a qualcosa, tutti indossiamo una maschera e io voglio scoprire cosa c’è dietro. In particolare noi donne siamo quelle più condizionate dall’apparenza, da come ci presentiamo: infatti ci trucchiamo, ci tingiamo i capelli, ci vestiamo in un certo modo..
In qualche modo siamo condizionate a apparire “diverse”, migliori.
Ma cosa c’è sotto la superficie? Ecco, questo è quello che voglio scoprire e descrivere nei miei libri.
Poi c’è questo grande tema dell’amicizia, l’amicizia che evolve nel tempo. L’amicizia tra adolescenti per esempio è una cosa completamente diversa da quella che si instaura tra due adulti.
Io oggi sento che i miei legami sono molto più forti e solidi di quelli di quando ero giovane.
Perché da adolescenti siamo in qualche modo “addestrate” come donne ad essere un po’ in concorrenza, in competizione e quindi ci sono fortissimi sentimenti di amicizia che però non sono assolutamente accompagnati da un uguale livello di fiducia.
Credo sarebbe molto meglio se imparassimo prima, da più giovani, a coltivare anche la fiducia.
Fiducia che va di pari passo con la sincerità, perché le due protagoniste diventano veramente e profondamente amiche quando rivelano finalmente tutti i loro segreti…
Sì, è vero. Entrambe mantenevano i loro segreti per non danneggiare la loro amicizia, per proteggerla. Ma sì, sai che non ci avevo pensato fino ad ora? Hai ragione. Il loro rapporto diventa decisamente più solido una volta che si rivelano i propri segreti. Crediamo che mostrare le nostre difficoltà ci possa far sembrare deboli e invece è il contrario: il condividerle fortifica e rinsalda l’amicizia.
C’è una frase del libro che dice: “metti un po’ di donne insieme e finisce che ce n’è sempre una da cui ti devi guardare le spalle. In cosa è diversa l’amicizia maschile da quella femminile?
(ride…) Guarda, io penso che la differenza tra amicizia al maschile e al femminile sia dovuta al fatto che gli uomini si comportano come i cani, le donne come i gatti.
Gli uomini si comportano come i cani nel senso che stanno insieme, fanno gruppo, tendono a fare branco e è per questo che è relativamente facile mettere insieme un gruppo di uomini e mandarli in guerra, prova a farlo con un gruppo di donne e probabilmente ti risponderanno “Cosa? E io che c’entro? Perché dovrei farlo? Cosa mi interessa di questa guerra?”
Le donne tendono a essere più solitarie, come i gatti, a isolarsi un poco di più. E questo è dovuto anche al fatto che siamo state condizionate da secoli a entrare in concorrenza ,a competere le une con le altre sempre cercando di attrarre l’attenzione del maschio e gli uomini non hanno mai avuto bisogno di difendersi da una cosa di questo genere, Loro sono quelli che hanno quasi sempre segnato il sentiero e le donne hanno dovuto in qualche modo seguirlo.
E questo spirito del branco che hanno più i maschi delle femmine è evidente anche nelle gang criminali. È difficile trovare una gang composta da sole donne, fondamentalmente perché le femmine non si fidano l’una dell’altra e dunque non tendono a fare gruppo nel timore che qualcuno, come dice la frase che hai citato, le possa pugnalare alle spalle.
Le dinamiche di gruppo sono fondamentalmente diverse: le donne hanno sempre dovuto fare delle cose per loro stesse, per portare avanti anche e soprattutto il loro essere donne, Margaret Thatcher è un esempio di ciò: quello che ha fatto lo ha fatto mettendo se stessa in prima persona.
Le donne stanno tracciando il sentiero nel genere thriller?
Le donne lo hanno sempre fatto. Ci sono esempi straordinari di donne che hanno scritto thriller, anche trattandoli dal punto di vista psicologico. Però questo del thriller psicologico è un fenomeno abbastanza recente. In questi nuovi romanzi sono entrati con una certa forza temi che sono specificatamente femminili, che riguardano i problemi delle donne, le loro caratteristiche e il loro carattere. Sono decisamente più orientati verso il mondo femminile. Forse questo ha a che fare anche con il periodo di incertezza anche economica che stiamo vivendo. Sono temi che oggi si sentono e si discutono di più e quindi sono sempre più presenti ed evidenti anche nella letteratura.
Il thriller psicologico scritto dalle donne è diventato una specie di sottogenere all’interno del genere.
Ci sono tre voci all’interno del libro, tre donne, tre protagoniste.
Quale è stata più facile o divertente da scrivere?
Sicuramente Ava, la teenager. Perché era la più tremenda. E poi mi è piaciuto molto scrivere i capitoli che riportano al presente il passato, perché questo mi permetteva di dare una maggiore profondità alla storia.
C’è un argomento che non vorrai mai trattare nei tuoi libri?
Ehm… no. Non credo ci sia nessun argomento che io possa considerare offlimits.
Ecco, forse troverei difficile descrivere una scena di uno stupro, anche se nel libro c’è qualcosa che ci assomiglia molto. Però, detto questo, credo che tutto dipenda dalla cura che l’autore mette nella scrittura. Qualsiasi argomento può essere trattato in modo corretto e accettabile.
Da Dietro i suoi occhi sarà tratta una serie per Netflix: timori, aspettative?
Ho preso i soldi…( ride)
I produttori sono gli stessi della serie The Crown per cui credo sia una buona garanzia di qualità.
Detto questo, ho venduto i diritti, ho preso i soldi, non me ne occupo più.
La solita domanda finale: progetti futuri?
Sto finendo un nuovo libro che non ha ancora un titolo. È ambientato a Savannah, in Georgia, ed è una po’ come una combinazione tra Big little lies e il famoso libro di Mezzanotte nel giardino del bene e del male,
È una storia in cui c’è del wodoo e parla di un gruppo di persone molto ricche che si fanno delle cose terribili
Sono stata a Savannah per questioni di lavoro e mi sono innamorata dei luoghi. È un posto molto bello e molto ricco, pieno di milionari e ho immaginato che potessero farsi a vicenda delle cose tremende. Insomma, era il posto giusto per ambientarci un libro.
MilanoNera ringrazia Sarah Pinborough e l’organizzazione del Noir In Festival per la disponibilità.