La terra delle ombre – Femi Kayode



Femi Kayode
La terra delle ombre
Longanesi
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La terra delle ombre – Femi Kayode

Desiderate leggere un poliziesco che non sia convenzionale? Che si differenzi nell’ambientazione, tirando in ballo nazioni che raramente sono diventate il fulcro di romanzi di genere?

Ebbene, allora dovreste leggere La terra delle ombre di Femi Kayode (Longanesi, luglio 2024), un nigeriano che ha tutte le carte in regola per fare breccia nel cuore dei lettori, in quanto ha studiato psicologia e penetra in profondità i sentimenti contraddittori dell’animo umano, ma ha una formazione in qualità di sceneggiatore, offrendo un tipo di scrittura cinematografica, immediata e mai pesante. Dopo il successo de Il cercatore di tenebre (Longanesi, 2022), l’autore cavalca l’onda di un protagonista ormai consolidato, ovvero lo psicologo forense Philip Taiwo, considerato in Nigeria uno degli esperti più autorevoli di comportamenti violenti, aventi a che fare con delle vere e proprie masse. E in questo secondo episodio lo troviamo in procinto di essere accolto alla Grace Church di Lagos, dove il consiglio di Anziani intende affidargli un caso spinoso. La giovane e bella Sade, moglie del vescovo locale, anche nota come “First Lady”, è scomparsa. E il suddetto vescovo Dawodu è sospettato di averla addirittura uccisa, con tanto di arresto avvenuto platealmente durante una diretta televisiva, mentre era intento a declamare dal pulpito i suoi sermoni.

Uomo potente, questo Vescovo! Chiamato proprio così, in modo netto. La comunità gli si stringe attorno, minimizzando la scomparsa della moglie. Sade aveva dei problemi psicologici, già in passato si era allontanata per cercare un poco di serenità. Si sospetta quindi che la donna torni presto, oppure che qualcuno voglia incastrare Dawodu. 

Penetrando il complesso substrato che forma la congregazione religiosa nigeriana, Taiwo si renderà conto che vi sia più di qualche inquietante segreto. La corruzione a livello ecclesiastico è male comune, ma il fatto che questo romanzo sia ambientato in Nigeria offre una panoramica più vasta del problema. Usi e costumi di un Paese lontano ci vengono narrati, compresi gli atti di bullismo all’interno della stessa comunità nigeriana, in lotta per un colore della pelle che figura più o meno scuro; paradossalmente un pensiero oltremodo razzista rispetto al resto del mondo, dato che qui si fa appello alla tonalità, questione di sfumature. 

Cosa pensa un nigeriano dei nigeriani stessi? Questa è la domanda.

L’autore è abile a far sì che il protagonista sia circondato da tanti personaggi, molto ben delineati. All’indagine poliziesca si alterna la storia della vita familiare di Taiwo, dove vengono messi in luce il forte legame con la moglie e i problemi che può avere un padre alle prese con una figlia adolescente.

Non mancano anche i collaboratori, tra tutti un socio che ha l’atteggiamento da Rambo, e fa da contraltare alla personalità pacata dello psicologo. All’impavido Chika (questo il nome) si devono le scene più movimentate, quelle di azione che rasentano la spy story. Due uomini chiamati a collaborare, che si completano a vicenda, nella rocambolesca risoluzione del caso.

Complice la traduzione ben riuscita di Annamaria Biavasco e Valentina Guani, il romanzo è davvero godibile, con un ritmo che tiene alta l’attenzione e induce a scoprire come in realtà siano andati i fatti. Chi è colpevole e chi innocente, in questa storia? I personaggi cadono in un gorgo che li vede a turno sospettati. Sebbene la vicenda alla fine trovi uno svolgimento logico, resta quel tocco di amarezza che la rende credibile. Di corruzione della chiesa, a tutti i livelli e a tutte le latitudini, si era già accennato? Godetevi la lettura.

Cristina Biolcati

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