La sera a Roma non è solo un romanzo giallo ben scritto e dalla trama che fila via senza intoppi dall’inizio fino alla fine. La penna di Vanzina, semplice ed elegante, tratteggia con malinconia la decadenza della capitale, una Roma votata all’intrigo, all’inciucio e allo sperpero del suo immenso valore artistico e culturale. Un ritratto “su carta” che ben si abbina con il film “La Grande Bellezza” di Sorrentino a cui si ammicca nel testo attraverso specifici e ficcanti riferimenti.
Il protagonista, alter ego dello scrittore, lavora nel mondo del cinema, è uno sceneggiatore conosciuto e collabora con “Il Messaggero” con una sua rubrica sulla mondanità capitolina di cui è assiduo frequentatore. Una mondanità che lo tira per la giacchetta e lo fa convivere con nobili più o meno decaduti, pettegolezzi di palazzo e cattiverie senza esclusioni di colpi. Un mondo, quello dei nobili romani, che non potrebbe essere più distante da quello reale e che, oltre al già citato Sorrentino, fa venire in mente la celebre frase del Marchese del Grillo”… perché io so io e voi non siete un cazzo…”
C’ è un morto ovviamente, un giovane attore che è preda ambita di più partners, un poliziotto sveglio che indaga, amanti condivisi, insegnanti di pilates e mogli tradite, e un protagonista che per una serie di eventi rimane direttamente coinvolto nelle indagini. Triangoli amorosi, personaggi veri e inventati popolano un romanzo che è ben costruito e che tratteggia uno spaccato di Roma preoccupante, quasi senza speranza.
La Sera a Roma insomma, vale la pena di leggerlo. Assolutamente.
La sera a Roma
Marco Zanoni