La regola del tre – Roberto Rossi



Roberto Rossi
La regola del tre
Marsilio
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Una discesa negli inferi del male, rappresentati da omicidi efferati e ‘coreografici’ alla True Detective e con riferimenti anche all’Inquisizione. È il collante del nuovo thriller di Roberto Rossi, edito da Marsilio, che ha come protagonista l’ispettore Domenico Montemurro, alla sua prima indagine. Organizzato in 14 sezioni e 95 capitoli, il romanzo si addentra nelle ‘viscere’ di Montone, un paesino ai piedi dell’Appennino umbro reso a tinte chiaroscurali, dove vige la regola del tre. Una legge non scritta vuole, infatti, che si muoia tre alla volta.

Montone appare sin da subito come il ricettacolo ideale per oscuri segreti invischiati di religione e superstizione. Non a caso il primo cadavere è quello di don Lucio Bessa, il parroco, che viene trovato in un sacco nero con il corpo come strizzato in una morsa. Il caso si tinge di nero catrame, arrivano pure fuoco e fiamme per i delitti seguenti. 

Le piste, valutate da un Montemurro preda di delusioni amorose, rancori e desiderio di fuga allo stesso tempo, sono molteplici e si dipartono da quella che all’inizio sembra la scia di sangue di un angelo vendicatore, ovvero un’infermiera che uccide i malati terminali. 

Ma non tutto è come sembra, anche se in alcuni punti la soluzione al rodeo di enigmi potrebbe apparire vicina: la matassa che l’eroe si trova a districare in collaborazione con l’agente Nicola Russo è densa di misteri che hanno le loro radici nel passato. O forse no. E pongono inquietanti interrogativi che si trasformano spesso in sfide e in dilemmi esistenziali per il protagonista.

Il caso manda anche fuori strada e in coma il giornalista della Gazzetta dell’Umbria Santo Bianconi, caro amico di Montemurro con cui Mimmo scopre di avere conti personali in sospeso, complice il fragile sentimento che lo lega a Tina, incinta.

Ma ad affascinare più di tutto in questo romanzo, dalla scrittura magnificamente tesa, è il mondo narrativo di Montone, reso da una polifonia di voci con diverso punto di vista che commentano, sintetizzano ragionamenti, dialogano ma anche tremano. L’abilità narrativa di Roberto Rossi concorre, infatti, a rendere più terribile ogni delitto proprio per bocca di chi lo subisce, terrorizzato. Alla vittima spetta, infatti, spesso l’orrore di raccontare in presa diretta come il suo corpo soffra e muoia sotto i colpi dell’assassino che non lesina torture, agonie e un certo gusto per la teatralità di matrice religiosa.

Amore, gelosia, amicizia e vendetta vengono passati al setaccio dell’indagine nelle loro connotazioni più oscure. Sino alla conclusione finale, che apre però inediti spiragli e nuovi interrogativi in una vita, quella di Montemurro, tutt’altro che scontata. Insomma, dopo tanto buio, trapela qualche spiraglio di luce. O forse no.

Monica Sommacampagna

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