Roma. 1939. Brizzolato ed elegante, Dante Casati si trova di fronte alla tomba del padre (al Verano), poeta e scrittore al quale era legatissimo, nel quinto anniversario della morte, il 12 aprile. Gli si presenta il distinto Tommaso e gli chiede di indagare sulla recente morte di Achille Ratti, papa Pio XI, almeno per escludere l’eventualità che si tratti di omicidio. Dante fa l’investigatore privato dopo buoni successi come commissario di polizia, sempre scrupoloso e paranoico; da un paio d’anni si è trasferito al Testaccio e ha comprato una Topolino; frequenta sessualmente Santa, una specie d’infermiera esperta di farfalle e cromoterapia. Sono gli anni del regime, continui accentramenti ed epurazioni, ognuno spia tutti gli altri, talora con professionalità; lui stesso era stato mandato via 15 anni prima, proprio all’inizio della fascistizzazione degli apparati. Prova a indagare davvero per molti mesi con notevoli intoppi, riscopre contatti e amicizie, s’intrufola in Vaticano, capisce che qualche sospetto è più che legittimo e che si tratta di rischiare la vita. Corre il rischio.
Il giovane romano Leonardo Dragoni, laurea in scienze politiche, due master in discipline umanistico-sociali, da sempre appassionato del fenomeno dei cerchi nel grano su cui ha pubblicato interessanti testi fra il 2011 e il 2014 (dal 2005 gestisce il sito considerato un punto di riferimento per i crop circles italiani dalle origini a oggi), è all’esordio narrativo, in terza fissa al passato. S’ispira a personaggi e accadimenti reali, in fondo c’è una bibliografia di 9 pagine e oltre cento testi (alcuni digitali) citati, quasi la metà dei 55 capitoli sono più saggi brevi che romanzo. Alla fine si sa di più sul delitto Matteotti e sulle amanti del Duce, sull’Ovra e sulla Santa Sede, sugli interessi totalitari di nazismo e fascismo e sugli intrecci fra finanza americana e vaticana. Il filo che collega tutto è un personaggio azzeccato, pur restando narrativamente esili relazioni umane e dinamiche emotive della storia. Il titolo prende spunto da un saggio nella libreria di Santa: il viola sarebbe un precario equilibrio fra rosso e blu, colore di penitenza e tristezza, dolore e tormento, ma anche di energico lusso e raffinata regalità. Vino rosso fermo con gli involtini di lonza.
v.c.