Una volta spalancata quella porta, il lettore non torna indietro. Perché ciò che nasce come un thriller, con agenti FBI impegnati a catturare uno spietato assassino, si trasforma ben presto in qualcosa di più antico nato addirittura secoli prima.
L’agente Odessa Hardwicke si trova sulla scena del crimine, dove l’unica sopravvissuta è una bambina di nove anni: il suo collega – l’agente Walter Leppo – è con lei.
La scena che si presenta ad Odessa è drammatica ed inaspettata: il vecchio amico e collega Walter Leppo, diventato inspiegabilmente violento, aggredisce brutalmente la bambina.
L’agente Hardwicke non ha esitazioni e spara, colpendolo a morte. Dal suo corpo esala una nebbiolina, accompagnata da un odore particolare, come di metallo bruciato.
Un dettaglio che Odessa non sa spiegare, che vorrebbe tenere per sé, consapevole della unicità della situazione e della sua posizione; ma l’intreccio degli eventi la farà entrare in contatto con un soggetto enigmatico. John Blackwood, dall’apparente età di trentacique anni, che afferma di essere vivo da qualche secolo!
Da qui in poi il lavoro principale sarà colmare la spaccatura tra scienza e magia, creare un ponte inseguendo rituali antichi legati ad un celebre filosofo dell’occulto – vissuto alla fine del 1550 – nella cui orbita rientrò anche il nostro attualissimo John Blackwood.
Cosa è successo all’agente Walter Leppo, così paterno, così amichevole, tale da farlo divenire così violento e crudele?
Non sarà impresa facile ma lentamente Odessa comincerà le proprie personalissime indagini, parallele a quelle ufficiali, rendendosi conto che il mondo da cui proviene – fatto di regole,di leggi, di scienza – deve fare spazio ad un mondo diverso e sconosciuto.
Deve dischiudere la porta ed oltrepassare la soglia del regno terreno.