Alice Brown è una ricercatrice delle Nazioni Unite: si trova a Torino e la sua esistenza scorre in solitudine e senza scossoni. Ma, in realtà, Alice sta cercando di superare un terribile trauma legato alla sua vita precedente quando era una profiler e faceva parte di una squadra che lavorava per la liberazione degli ostaggi. L’unità era stata la sua casa, un luogo familiare, importante, attraverso cui stava tentando di costruire una solidità professionale legata alla sua straordinaria capacità di entrare nella testa dei criminali e cogliere particolari dei casi che, invece, sfuggivano agli altri. Un anno prima aveva chiesto il congedo: era stata la migliore, ma aveva commesso degli errori e doveva lasciare la squadra.
Doveva e voleva allontanarsi da ciò che era stato. Voleva e doveva rimuovere Hellen Alice Brown e il ricordo del rapimento di cui era stata protagonista insieme alla figlia della sua migliore amica. Per un intero, lungo anno aveva tentato in ogni modo di dimenticare, di mettere una distanza emotiva tra sé e quanto accaduto, ma una mattina di metà luglio l’immagine del corpo di un’adolescente che galleggia nell’acqua basta a spazzare via ogni suo sforzo.
Suo malgrado Alice accetta di partecipare alle indagini su quest’omicidio misterioso e particolarmente insolito, che non sarà altro che il primo di una serie di morti oscure e inesplicabili. La donna di una cosa, però, è sempre stata certa: i morti parlano, portano dei messaggi precisi. Messaggi complessi da decifrare, ma che usano un linguaggio accurato e funzionale alle intenzioni dell’assassino. E in questo caso il killer – o i killer – ha riservato sorti diverse alle sue vittime. Isabella, il primo corpo rinvenuto, aveva ricevuto un trattamento quasi di omaggio, di rispetto ed esaltazione: la sua era stata una morte maestosa, che richiamava la Sindone e la magia del Paese delle meraviglie. Per gli altri, invece, l’intento era stato quello di occultarli, di seppellirli nel fango, di destinarli a un oblio ignominioso, di riparare alle colpe di cui si erano macchiati. Eccetto che per la giovane ragazza, ognuna delle morti seguenti era stata un chiaro atto di profanazione. Esecuzioni, nient’altro che esecuzioni.
È un progetto ambiguo e sfuggente quello a cui Alice, insieme al commissario Nunzi, uomo tormentato dalla scomparsa della moglie e dal rapporto disfunzionale con la figlia, tenta di dare un senso: molti sono i richiami alla simbologia della città, ai misteri di una Torino mitica ed esoterica. Tante le congetture e innumerevoli le piste che possono essere prese in considerazione: è chiaro che ogni morte ha messo in scena un rituale e l’idea che possa trattarsi dell’azione di una setta religiosa in cui una figura dominante guida le azioni degli adepti non viene esclusa dagli investigatori.
Per l’ex profiler si tratta di una sfida ardua, che la riporta in una dimensione con cui non avrebbe voluto misurarsi: troppi i fantasmi che la perseguitano e troppo il peso di doversi confrontarsi con le miserie di un’umanità corrotta e animata da pulsioni meschine e abbrutite.
È un thriller dai contorni molto suggestivi quello che prende forma dalla talentuosa penna di Adriana Mazzini: un copione dai tratti decisi, ricco di impressioni e attrattive. La scrittura dell’autrice ha una componente descrittiva molto energica e comunicativa, che ha la capacità di coinvolgere il lettore in un’esperienza che alterna colpi di scena, suspense, riflessione, malinconia, fragilità e dolore; un’esperienza che mette a nudo la follia dell’amore che diviene fanatismo e spinge a non accettare la perdita mentre mette in atto un piano inesorabile per affermare il proprio potere sul destino altrui.
Adriana Mazzini – La notte allo specchio
Mariella Barretta