E’ una lettura che scaraventa con violenza contro un muro: un muro di solitudine, di rabbia, di depressione e di nostalgia.
Il corpo di un adolescente, che tiene in mano un piccolo fiore appassito, viene ritrovato in una pozza di sangue. Il viso è completamente tumefatto, la visione è angosciante. Il ragazzo, Joel, è il figlio di una compagna di scuola ed amica della detective Hanna Duncker, tornata sull’isola di Oland dopo 16 anni.
Sarà lei a doverlo comunicare a Rebecka; sarà lei a dover indagare in un paese dove aveva giurato che non avrebbe mai più messo piede, sarà lei a condurre le indagini in una piccola contea dove il nome Duncker è legato al crimine.
Hanna ha una personalità variegata: di lei si capisce subito che preferisce la rabbia al dolore perché sa gestirla meglio. Inizialmente riservata, persino troppo distante dai suoi colleghi, riesce comunque a farsi strada tra le persone che popolano Oland, grazie alla sua umanità , alla capacità di sapersi avvicinare al dolore.
Non sarà  facile, nonostante la morte del padre avvenuta l’anno prima, avere a che fare con la gente di Oland: troppi ancora i pettegolezzi, troppi i non detti.
Non sarà facile soprattutto perché, per arrivare a capo dell’indagine, Hanna dovrà fare i conti anche con se stessa e con il suo passato.
Joanna Mo ha una scrittura avvincente: sa mescolare l’agghiacciante ritrovamento di un giovane che – nonostante le crisi – vive con progettualità , al rasserenante profumo di torta al cioccolato con panna che accompagna il suo ultimo giorno.
Le bevande calde, tipiche dei gelidi giorni nordici, riscaldano anche noi e ci aiutano ad entrare in questa profonda trama mentre la detective Hanna Duncker controlla le proprie emozioni, accarezzando un tatuaggio che ha sul polso: un piccolo usignolo.
La morte viene di notte – Joanna Mo
Marinella Giuni