“La memoria dell’acqua” è il romanzo d’esordio di Christian Verardi, un emergente autore bolognese che ha scelto di riportare alla luce un cold case dei primi anni Novanta, prendendolo come spunto per offrirci la sua visione della storia, utilizzando la sua fantasia per offrire al lettore una degna conclusione e la meritata pace ai protagonisti di questa vicenda.
Questo libro è come una sorta di diario in cui si racconta che, nel 1992, un giovane Romeo Maggi visse un terribile fatto di cronaca che scosse la sua città, Porretta Terme, e, ancora di più, turbò lui. Sì, perché Romeo quel 19 marzo 1992 si stava dedicando a una delle sue passioni più grandi, la corsa. Ma nel momento in cui da sotto un albero vide sbucare un lembo di coperta e scoprì una ragazza morta ammazzata, lo shock gli si infiltrò sottopelle, rapendolo e rendendolo per anni un uomo irrequieto.
“Afferrai un lembo della coperta, lo sollevai senza pensarci. Un attimo, e per me niente fu come prima.”
Saltando da un piano temporale all’altro, tra gli anni Ottanta, i Novanta e il 2021, Christian Verardi ci spiega come un accadimento di forte impatto emotivo sia in grado di sconvolgere l’esistenza di una persona, a tal punto da diventarne un’ossessione. Attraverso il suo stile narrativo lineare, pulito e decisamente poetico, l’autore racchiude un vortice di emozioni nel suo personaggio principale, Romeo. È un uomo appassionato di sport, gli piace correre, forse perché correndo riesce a sfogare, seppur in minima parte, tutte le emozioni che ha dentro: in fondo non è portatissimo nel buttarle fuori d’impeto. La descrizione psicologica di questo protagonista non lascia nessuno spazio all’immaginazione, perché Verardi ha una decisa consapevolezza dell’idea che ne vuole dare, probabilmente perché gli somiglia. È evidente che ha messo molto di se stesso nel suo romanzo d’esordio, ed è stata un’ottima scelta. Ne è uscito un profilo generale che cattura il lettore, riuscendo a far provare immediata empatia.
“Tamburello l’anello sul rasavetro della portiera. Un tempo era una fede, ore è una fascetta d’argento comprata sulla spiaggia di Cavoli su una bancarella, due estati fa. La porto al dito medio, mi dice che non sono più sposato.”
Per mezzo di metafore e frasi delicate, ricche di malinconia ed estremamente poetiche, l’autore ci fornisce tutte le informazioni per avere un quadro generale della vita di Romeo Maggi. Perlustreremo così le sue esperienze alle Terme, conosceremo il legame con i suoi genitori e non solo. Capiremo il rapporto con le donne della sua vita: Paola, la sua ex moglie, Anna, l’amica di sempre, Sveva, la figlia che ama più di se stesso e a cui desidera prepotentemente avvicinarsi, senza riuscirci veramente del tutto. Il rapporto con la figlia è evidenziato in diverse parti del romanzo, l’amore per Sveva riveste una grande parte delle emozioni di Romeo, come giusto che sia, unito all’apprensione e alla paura del tempo che scorre troppo in fretta, lasciando scivolare via la sua infanzia in un batter d’occhio.
“Guardo mia figlia come si guardano gli amuleti in cui si ripongono tutte le speranze e le preoccupazioni. […] Sei già una donna, Sveva? Che fretta avevi di crescere?”
Mantenendo questo permanente stato d’animo, condividiamo col protagonista la sua voglia di ricordare e di capire nel momento in cui il postino recapita al bar in cui lui lavora una lettera indirizzata ad Olga, la donna assassinata anni prima e che lui aveva trovato nel bosco. Che fare? Rispondere al mittente dicendo che Olga è morta già da tempo? O non rispondere affatto? Mentre Romeo cerca di digerire anche questa sorpresa che lo destabilizza, i ricordi riaffiorano, lo prendono a schiaffi, risvegliando in lui la voglia di trovare delle risposte e vederci più chiaro e, soprattutto, affrontare una volta per tutte il trauma che gli ha sconvolto la vita.
“La memoria dell’acqua” non è un romanzo dal ritmo veloce. Christian Verardi, con le sue frasi sempre morbide e suggestive, dedica molte pagine all’aspetto descrittivo degli scenari in cui si svolge il racconto. Sono luoghi ricchi di fascino e di natura che arrivano al lettore carichi di malinconia, in perfetta sintonia con l’animo del protagonista, conferendo un coerente filo conduttore alla narrazione.
“Visto da qui, il paese è una cicatrice in rilievo, di quelle che se ci passi un dito arriva un misto tra fastidio e solletico.”
L’idea di Verardi di scegliere un caso realmente accaduto come base per elaborare il suo primo romanzo è molto efficace. È riuscito nell’intento di regalarci un romanzo che non ha i grossi colpi di scena dei classici thriller, ma che conquista il lettore con la sua delicatezza, mantenendo comunque alta l’attenzione e la curiosità, concludendo con un finale commovente che si adatta alla perfezione allo stile di tutto il racconto, centrando in pieno la sensibilità di chi legge.


