La laguna del disincanto –  Massimiliano Scudeletti 



Massimiliano Scudeletti
La laguna del disincanto
Arkadia
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La laguna del disincanto è un thriller che trasporta il lettore in un viaggio verso le forme più perverse e inaudite del Male, perché racconta gli abissi di una crudeltà che profana i paradisi dell’infanzia, privandola dell’innocenza e della sacralità che le sono proprie. 

Pur essendo ambientato tra Venezia, Firenze e Bologna, il romanzo assume fin dal prologo un respiro internazionale, toccando l’Asia, l’Africa e l’Est Europa, a dimostrazione del fatto che il Male non ha nazione né patria, ma può incarnarsi e manifestarsi in ogni dove. 

Del resto, il protagonista, Alessandro Onofri, conosce quel mondo per esserne stato sfiorato in qualche modo lui stesso da bambino, dopo la morte prematura di entrambi i genitori. Una fase della sua esistenza che, come dimostrano i sogni e i flashback che si mescolano alla narrazione del presente, egli si trova a ricordare spesso da quando l’amica fraterna Sarah ha chiesto con urgenza e disperazione il suo aiuto: la donna ha notato infatti cambiamenti repentini e inaccettabili nel comportamento e nel carattere di Duccio, suo adorato figlio maggiore, fino ad allora ragazzino esemplare, sensibile e pieno di vita.  

Alessandro, ex videoreporter di zone di guerra, “uno che il male l’ha incontrato davvero”, intraprende un’inchiesta che all’inizio sembra scontrarsi solo con l’ipocrisia e l’omertà della dirigente della prestigiosa scuola americana frequentata da Duccio (contesto dal quale evidentemente dipende la metamorfosi del bambino), ma ben presto si configura come una sorta di mostro, dalle dimensioni enormi, che sfugge alla portata del singolo e richiede addirittura l’intervento dell’Interpol. 

L’indagine è complessa, piena di ostacoli. Più volte gli inquirenti ne sottolineano il carattere sfuggente: “Ci sembra di scoprire qualcosa e invece siamo sempre un passo indietro, mentre loro ci fanno terra bruciata attorno” 

I colpevoli si muovono agevolmente nel mondo sommerso del Deep web (ma non solo), “con logiche da terroristi più che da criminali”, orchestrati da una “regia schizofrenica, ma geniale”. 

Sono privi di scrupoli e capaci di infiltrarsi a tutti i livelli, in ogni contesto: quasi nessun personaggio è esente dal sospetto di esserne complice. Anche per questo, su tutta la vicenda gravano atmosfere cupe, attraversate da profonda inquietudine. 

E’ abile l’autore a diluire tra le pagine la tormentata storia del protagonista. Che egli sia un personaggio complicato, traumatizzato da un passato doloroso, si intuisce già dal primo capitolo. 

Ma i dettagli della sua esistenza pregressa si scoprono a poco a poco, componendosi lungo il corso del narrato come le tessere di un mosaico, eppure restando, nello stesso tempo, sfumate e mai completamente definite. Alcune fasi e alcuni episodi della vita di Alessandro restano nell’ambito del non detto, circondate da una voluta ed efficace aura di mistero. 

L’infanzia e l’adolescenza tormentate, così come la lunga pratica di situazione estreme fanno comunque di lui un uomo difficile, che le sue “donne” (l’amica Sarah e l’ex fidanzata Fiore, ad esempio) accusano di essere eccessivamente sospettoso, di vivere in un continuo “stato di allerta”, “in uno stato di guerra permanente”:

“…ti piace sguazzare in un mondo di chiaroscuri, ambiguo, complesso, fatto di ombre. E tutto questo solo perché cerchi un riscontro alla tua… inquietudine, ecco. Diciamo la verità. Ale: a te un mondo semplice e chiaro non piacerebbe.»

Edy.libro.maniaca

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