La ferocia del coniglio



edoardo montolli
La ferocia del coniglio
hobby&work
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Una storia avvincente, con un plot notevolissimo, che parte da Milano e come un’onda si allarga nel resto del Paese. È una Milano infetta e nera, che comprime i tempi e gli spazi e poi dilata il proprio male, fino all’hinterland, nel sozzo sottobosco che occulta verminai infetti nel proprio doppiofondo. Il commissario del Musocco De Nigris, malinconico, iracondo e irrequieto, uomo di mezza età, piccolo e tarchiato, un cappellaccio marrone in testa e un impermeabile giallastro addosso, indaga sulla scomparsa di un bambino, Alfredo Carruba, e di una donna, Stefania. Alfredo è svanito mentre stava andando a scuola; Stefania, ex moglie di De Nigris, non dà più notizie di sé da diversi giorni. Che fine ha fatto? In cerca di aiuto, il commissario si rivolge al detective privato Manuel Montero, ex giornalista di nera ed ex alcolizzato stremato da se stesso e dal suo continuo inzupparsi nella sordida palude umana delle sue inchieste borderline. Montero negli anni con l’asfalto ha mangiato fango, si è abituato a farsi di adrenalina ogni giorno, è un rabdomante delle situazioni estreme che si nutre di umanità meschina e parallela.

Ed ecco la prima svolta: Montero scopre che Stefania frequentava un facoltoso antiquario, il conte Augusto Paolo della Rocca. Che viene trovato senza vita. Nella sua agenda scopre che aveva cancellato un appuntamento con Lou Ciphre, regista di film porno “estremi”. Lentamente, si fa luce un legame tra i fatti. Il bambino, un giro di pedofilia, snuff movies, ricatti incrociati, ambienti borderline e overline s’intrecciano in una tela via via sempre più sorprendente, morbosa, lancinante.

Tutto sembra confondersi in uno scenario di morte, perversione e vendetta. L’impressione è che qualcuno giochi a tirare le fila. Ma chi è il “burattinaio” dietro le quinte? Quale filo rossosangue unisce i cadaveri nei quali Montero e De Nigris inciampano quasi a ogni passo? Imprevedibilmente, sarà il saggio di un etologo sulla “ferocia del coniglio” che, in un finale mozzafiato, fornirà ai due investigatori l’intuizione giusta per arrivare all’allucinante verità del caso…

In una fusione di atmosfere noir, spunti filosofici, thriller e azione, reticolo furioso e allucinato di perversioni, indagini introspettive, segreti e violenza sorda, Montolli dà vita a un intreccio di altissimo livello. Un giovane autore di cui Pinketts ha scritto “fuma sigarette allo zolfo e se le accende con i lanciafiamme”.
L’orrore si imprime nelle pagine tra lampi d’indignazione e rabbia animalesca. Una grande tensione divarica le crepe più profonde di una crudeltà sotterranea che sfuma il confine tra perversione e perbenismo, di un mondo sulfureo che pare lontano, ma il cui cuore nero batte molto più vicino di quanto si possa credere.

Perfetta fusione di mystery, thriller e racconto investigativo, La ferocia del coniglio è un romanzo veloce, acido, dinamico, nerissimo, con uno spettacolare intreccio a scatole cinesi e un uso della suspense che non ha niente da invidiare a Thomas Harris. Un’esplosiva conferma, dopo Il Boia, della bravura di Edoardo Montolli, il più promettente giallista italiano dell’ultima generazione.

L’AUTORE
Edoardo Montolli nasce a Milano nella primavera del 1973. Specializzato in inchieste borderline sugli aspetti più controversi della realtà italiana (dalle cavie umane al gioco d’azzardo, dal satanismo al mondo delle perversioni) da quindici anni scrive di crimine per numerose testate giornalistiche. Ha pubblicato il thriller Il boia (Hobby&Work) e il reportage choc Tribù di notte (Aliberti). Dirige Yahoopolis, collana di libri inchiesta di Aliberti.

Per gentile concessione di Borderfiction

Borderfiction

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