Sara Kim Fattorini, coreana d’origine ma cresciuta a Milano, è nelle librerie con il suo primo romanzo giallo, La chimica dell’acqua (SEM edizioni), un giallo raffinato ambientato nell’alta borghesia milanese.
“L’avvocato Attilio Giorgetti vive e lavora nel cuore di un mondo fatto di ricchezza e di ferocia. La mattina in cui viene trovato cadavere nella lussuosa piscina dove è solito nuotare ogni giorno, l’alta società milanese, opulenta quanto discreta, influente e invisibile, apre un nuovo, nerissimo quadro della sua scena.”
Sara, parliamo prima di te… Vuoi presentarti ai lettori di MilanoNera?
Sono una milanese di adozione, come la maggior parte di tutti coloro che vivono a Milano e non sono milanesi di nascita, solo che io ho fatto un po’ più di strada, visto che sono nata a Seoul. Ho una formazione classica (liceo e università) e poi, stanca della polvere dei libri di greco e latino, mi sono occupata di prodotti in varie aziende di produzione.
Come e quando è nato in te il desiderio di scrivere?
Scrivere mi è sempre piaciuto, ma durante i miei anni di azienda ne ho sentito la mancanza e mi sono cercata dei corsi di scrittura dopo il lavoro.
Perché hai pensato di esordire proprio con un romanzo giallo?
Il giallo è un genere letterario a cui mi sono avvicinata come lettrice negli ultimi dieci anni e ho colto che c’era una corrispondenza tra il mio pensiero e il genere letterario stesso. Volevo scrivere un genere “pop” con una funzione di intrattenimento e mi interessava la ricerca dell’indizio e del colpevole come metafora dell’indagine dell’animo umano.
Parliamo più in particolare del tuo libro, La chimica dell’acqua. Da dove hai tratto l’ispirazione per la sua stesura?
Parlerei progetto più che ispirazione. A luglio, si sa, a Milano, fa molto caldo e l’idea del detective privato è nata al fresco della mia aria condizionata. Cercavo un personaggio che bevesse qualcosa di meno noto della birra o del whiskey e che non fosse il classico poliziotto arrivato da sud. Insomma un milanese che facesse un lavoro che non fosse il dirigente di una banca d’affari, l’avvocato o in manager di una multinazionale ma che li avesse osservati da vicino.
Veniamo ai personaggi del libro. Quale fra loro ti ha “intrigata” di più, e per quale hai avuto più “antipatia”?
Il personaggio di Marta Rotaliano è quello che mi intriga perché è quello più risolto del romanzo. È infatti, una signora di mezza età pettegola al punto giusto, mondana al punto giusto e per la quale lo stile e la sofisticazione sono i suoi vessilli estetici, però è dotata di quello humor che serve per vivere lievi l’esistenza. Anna, la ex moglie di Guglielmo Corna invece, è un modello femminile molto lontano da me come persona per cui, da lettrice di me stessa, non vivo alcuna immedesimazione nel suo personaggio.
Rivedremo ancora il tuo personaggio principale, il detective Guglielmo Corna?
Il giallo è un genere che prevede per lo meno una trilogia, ma diciamo che funziona molto bene con il concetto di serialità. Ai lettori (anch’io lo sono) piacciono le avventure e piace seguire il personaggio nel corso di eventi particolari della vita del personaggio. Sto lavorando a sequel in cui Guglielmo indagherà nel mondo super esclusivo dei collezionisti di arte contemporanea.
Il tuo libro è ambientato nel mondo della ricca borghesia milanese, di cui fai parte e che tutto sommato non ne esce benissimo… Cosa si può “rimproverare”, passami il termine, alla borghesia italiana, oggi?
Credo che il problema della borghesia sia quello di sempre: l’ipocrisia. Direi che sono l’ultima che indaga tra il detto e il sommerso, la verità e la superficie. Inutile citare i classici che hanno affrontato il tema nel panorama della letteratura europea.
Ritengo che le contraddizioni siano però la colonna portante della borghesia, una classe sociale che rispecchia il divenire del mondo.
Milano, bellissima città alle prese con molti e gravi problemi. Da profonda conoscitrice, come vedi il futuro di questa città?
I milanesi dicono che Milano sia diventata bellissima dopo l’EXPO. La città, in effetti ha acquistato una allure assolutamente internazionale.
Tutti coloro che vivono e amano questa città hanno colto che l’identità di Milano è la sofisticazione estetica di ciò che non appare al primo colpo d’occhio. Milano supererà i suoi problemi se resterà coerente a se stessa e all’operosità understatement che l’ha sempre contraddistinta.
Senza eccessi, è la parola d’ordine e il lascia passare perché Milano sia sempre Milano.
Nelle tue pagine parli anche spesso del lago d’Orta, un luogo incantevole e fuori dal mondo, dove Guglielmo Corna si è trasferito. Anche tu sei vittima del fascino di questi luoghi?
Il lago d’Orta è di tradizione piemontese, ma il caso ha voluto che la mia famiglia abbia sempre avuto una casa di vacanze proprio lì. Del lago conosco il colore verde bottiglia, il silenzio, la malinconia, ma anche gli schiamazzi, i bagni e le allegre giornate da ragazzi.
Nel lago, tutte le volte che posso, nuoto e come il mio detective sciolgo i pensieri.
L’isola di San Giulio è il simbolo del lago e mi ricorda i misteri del Barone Lamberto di Gianni Rodari e la magia dell’Abazia Mater Ecclesiae abitata da settanta suore di clausura.
Qualche autore che non potrebbe mancare sul tuo comodino?
Dopo tanti anni di studi classici, ho imparato a essere una lettrice onnivora. I libri che ho letto tre volte sono quelli che non possono mancare sul comodino: Le memorie di Adriano di M. Yourcenar, Zia Mame di P. Dannis, Non lasciarmi e Quando eravamo orfani di K. Ishiguro, il diario di B. Jones di H. Fielding. E tra i gialllisti: Alicia Bartlett e Robert Galbraith (J. K. Rowling).
Conclusione solita… I nuovi progetti o, se preferisci, il sogno nel cassetto di Sara Kim Fattorini?
Il sogno nel cassetto è la stesura del romanzo con la R maiuscola, ovvero la storia di una famiglia attraverso un arco di tempo di un paio di generazioni nella scia della tradizione letteraria dei romanzi ottocenteschi e novecenteschi.