Milanonera incontra Veit Heinichen e scopre la genesi dei suoi romanzi e la storia affascinante dei suoi personaggi.
Il commissario Laurenti ha un atteggiamento estremamente lucido rispetto alle scottanti verità con le quali viene in contatto. Il suo approccio al crimine non è ottusamente repressivo ma invece costruito sulla mediazione e il ragionamento. Quali sono i riferimenti culturali e umani ai quali si è rifatto per dare queste caratteristiche al suo personaggio?
Proteo Laurenti proviene da una famiglia media salernitana ed è cresciuto con la convinzione che una coscienza profondamente democratica sia un valore che merita di essere difeso , anche se uno dei suoi fratelli, con cui non ha molti contatti, si esprime chiaramente in un’altra direzione. Proteo, dopo tanti spostamenti in varie città italiane finisce a Trieste, dove si sposa con una donna del Friuli e dove crescono i suoi tre figli che rappresentano una permanente “contro-educazione”: contro le sue abitudini e il pericolo di diventare superficiale. E’ la multi etnica e multi religiosa e allo stesso tempo laica città di Trieste stessa che dimostra giorno per giorno che tutti i clichè non hanno mai vita lunga. Laurenti vede Trieste come un’Europa in casa con contrasti e contraddizioni, ed è convinto che la convivenza di oltre novanta etnie sia una cosa molto preziosa da cui si possa imparare come funziona questa nuova entità politica. Ma per capire questa complessità serve studiarla in continuazione. In verità Proteo Laurenti adora una vita contemplativa, ama la letteratura e la vita di famiglia, le amicizie, il buon vino e piatti gustosi, soprattutto se vengono offerti dal mare. Lui, di base, non ha grande voglia di lavorare ed è fortunato perchè la microcriminalità a Trieste è bassa. Tuttavia è anche un po’ sfigato, perchè dietro le quinte, in questa città strategica, succedono cose di dimensioni grosse, transfrontaliere e paneuropee. L’altro specchio della nostra società che ci sta determinando e trasformando sempre di più. A questo punto si sveglia la coscienza democratica del protagonista. Proteo diventa testardo, caparbio, si tuffa nel caso da risolvere e si dimostra un avversario tosto che supera il suo flemma naturale e non molla. Quando occorre dimentica tutte le regole e leggi.
Il commissario Proteo Laurenti si è sviluppato dall’incontro con tre persone vere che mi hanno dimostrato che anche il clichè dello sbirro classico troppo spesso non vale. Non è la cosa bella della vita che tutti i punti di vista possano essere verificati in continuazione?
Si scorge distintamente nei suoi romanzi un attento e metodico studio del territorio, ricerca singolarmente le notizie o si avvale di una squadra di collaboratori? Come procede nelle sue indagini?
Vorrei subito chiarire una cosa fondamentale: lo scrittore non fa mai indagini, lo scrittore fa ricerche. Il suo obiettivo non è quello delle forze d’ordine ma ha l’obiettivo che le sue opere, come tutti romanzi, siano uno specchio di un’area e di un’epoca. L’area dei miei gialli si chiama Europa, e la città di Trieste, che si trova nel cuore dell’Europa, è il punto di partenza. I miei romanzi narrano di crimini che hanno una base politica-storica, nuovi e vecchi fascismi e razzismi, parlano di traffico di essere umani, traffico d’organi, di criminalità organizzata anche nella nuova economia, di scempi contro l’ambiente, furti di tecnologia. Inizio a scrivere solo dopo una ricerca profonda e accurata che faccio su tanti aspetti contemporanei in continua evoluzione. Le fonti sono tante, archivi e media. Altro elemento importante è il contatto diretto con le persone coinvolte: inquirenti, delinquenti e vittime. E non sono sempre facile da digerire le informazioni ricevute! È un lavoro che dura spesso tanti anni e non può essere eseguito da nessun’altra persona che da me stesso. Il mio archivio ormai e voluminoso, e il mio network funziona bene. Ma ripeto, non ho l’obiettivo di portare qualcuno dietro le sbarre, il mio compito è narrare quella parte della nostra società che riesco a comprendere. Cerco di farlo in un modo divertente, anche se i miei lettori possono sempre fidarsi dei fatti. Questa è la cosa bella del giallo che per un lettore è un genere divertente, per altri credo rappresenti il genere più adatto che possa rispecchiare e descrivere il mondo. Ho una altissima responsabilità nei confronti dei miei lettori: ricerca accurata, autenticità, verità, informazioni affidabili, e grande divertimento.
I personaggi dei suoi romanzi attraversano di continuo il confine per indagini, per delinquere o semplicemente per qualche scappatella amorosa. E’ affascinante assistere a questo particolare pendolarismo. Il fatto che l’azione si svolga spesso a cavallo di due territori quale significato narrativo ha per lei?
Le città di confine sono diverse, come sono diversi anche i loro abitanti. Superare un confine significa in ogni senso imparare, conoscere cose nuove. Ma anche il male supera i confini: morali, giuridici come politici. Trieste è una città portuale , di confine, che grazie alla sua vicinanza con tanti paesi diversi rappresenta il luogo deputato agli incontri di realtà molto diverse: culturali, economiche, politiche e criminali. E’ ovvio che anche Proteo Laurenti debba superare questi margini. Come è ovvio che questi luoghi risultino ideali per capire la collaborazione e l’intreccio delle varie forze, quelle dell’ordine come quelle della malavita. Già per questo il giallo mediterraneo si distingue nettamente dal giallo nordico che, secondo la mia opinione, ha il difetto di rifiutare il concetto paneuropeo della criminalità organizzata.
Il parco tecnologico di Trieste è al centro degli intrighi di Danza Macabra, come viene percipita in città e da lei questa fucina scientifica?
Uno dei diversi punti di eccellenza di Trieste sono proprio le istituzioni di ricerca che portano tanta ricchezza culturale attraverso il lavoro degli scienziati che esportano poi i loro successi nel mondo. C’è il Sincrotrone, l’Area di Ricerca con tante imprese rinomate, L’ICTP (International Centre for Theoretical Physics) come una istituzione dell’Onu. La SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) è uno dei maggiori centri di ricerca e formazione avanzata in Italia, senza poi dimenticare l’Università con oltre 25 000 studenti. E c’è anche una sede della IAEA (Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica) – già accenata nel film “The Reciute – La regola del sospetto” con Al Pacino.
Uno dei delitti supermoderni è lo spionaggio, il furto di tecnologia. Bravissimi ladri sono gli Usa, la Cina e numerosi altri. Parliamo di valori miliardari. Ma non tutto quello che descrivo nei miei libri è scontato che debba accadere a Trieste – anche se nessuno riesce ad escludere che potrebbe capitare anche qui…
In Italia c’è interesse a trasporre in film o sequel per la televisione le avventure di Proteo Laurenti?
La televisione tedesca ha girato cinque episodi con attori famosi, il tutto ambientato, interni ed esterni, a Trieste. I risultati non sono male, ma nemmeno così eccellenti da togliere il respiro. Credo che la televisione odierna non permetta, in nessun paese purtroppo, qualcosa di migliore rispetto alla solita mediocrità che vediamo ogni giorno. C’è un grande interesse anche in Italia per realizzare delle fiction tratte dai miei romanzi, sarebbe bello vedere la differenza. I diritti del mio ultimo romanzo “La calma dei più forti” non li ho ceduti ancora a nessuno.
Il romanzo uscirà in Italia in ottobre/novembre contiene tutti gli ingredienti per una grande produzione cinematografica con cui anche l’Europa potrebbe dimostrare che i grandi film non devono per forza essere realizzati oltreoceano. I temi trattati sono la crisi finanziaria, viene tratteggiata anche la figura di un “big finance investor”, inoltre è presente il riordinamento della Comunità Europea, flussi di denaro, combattimento di cani, e una storia d’amore molto particolare.