Sean, a bordo di un’Audi, ha lascito Londra in tutta fretta sbarcando in Francia. Si muove senza una meta precisa su strade secondarie, sotto un torrido sole estivo fino a quando l’auto resta senza benzina. Abbandonata prende lo zaino e s’incammina sperando di trovare presto un passaggio che lo porti il più lontano possibile. Non sono molte le auto che passano di lì, qualcuna si ferma a dare un passaggio a quell’uomo dai capelli rossi: un inglese vero? Sean sorride, non c’è molto altro da dire il tragitto è breve.
L’immagine di Chloe che si ferma per farlo salire è un tuffo nel passato, anche allora lui viaggiava senza metà, senza idee. Allora trovò molto di più. Chissà cosa succederà questa volta, Sean non ha tempo di domandarselo quando il suo piede finisce in una tagliola. Non c’è nessuno in giro, ha sete, il sangue cola nello scarpone vorrebbe gridare aiuto, ma teme non ci sia nessuno nei paraggi.
La sorte ha deciso di aiutarlo mandandogli Mathilde. Sean ora è nel fienile della fattoria di Arnaud, un uomo duro e scontroso: pronto a tutto per proteggere il suo mondo.
È costretto a rimanere in quella fattoria incerto se considerarsi un paziente o un prigioniero. Non sa cosa pensare e certo il caldo soffocante e il dolore al piede non aiutano: è bloccato in un luogo con ritmi e tempi a cui non è abituato. È forse in attesa di qualcosa che non arriverà?
Sul muro esterno della stalla un orologio con una sola lancetta segna il nulla meno venti. Sean è come quel l’orologio, sospeso tra passato e futuro Cosa farà?
Simon Becket non svela niente, il romanzo è suddiviso in capitoli sapientemente montati alternando i fatti accaduti a Londra e quelli accaduti in Francia. Il montaggio alternato consente un distillato d’informazioni, fatti e pensieri che permettono al lettore di sbirciare nella vita di Sean.
Simon Beckett ha pubblicato con Bompiani i romanzi dedicati all’antropologo forense David Hunter.
Il rifugio
Lucia Gandolfi