Il regolo imperfetto-Intervista a Carmine Mari

download (1)Esordio letterario con un thriller storico, da dove nasce la passione per il thriller e per la storia?
Ricordo che quando ero bambino, giravano in casa vecchi numeri di Storia Illustrata. Incuriosito, iniziai a sfogliarli, ma leggevo solo le didascalie; ammiravo le foto dei campi di battaglia, di biplani e i disegni di antichi vascelli che mi facevano fantasticare a occhi aperti.
Credo che sia iniziata così quella passione, vedevo la Storia come un racconto affascinante. Tanto bastò per incuriosirmi e così mi misi ad esplorare la “micro” libreria di famiglia, pochi volumi a dire il vero: L’isola del tesoro, Le miniere di Re Salomone e qualche romanzo di Salgari; trovai una piccola collana di avventura – carta gialla e dozzinale con una copertina “simil legno”. Li lessi tutti, oltre alle strisce di Tex naturalmente.

Quali sono le letture che ti hanno ispirato?
La letteratura dell’ottocento russa, francese, inglese e i Promessi sposi – in testa – hanno segnato per molto tempo le mie letture. Certamente Il Nome della Rosa mi ha colpito per lo stile e il tema del medioevo, ma anche Conan Doyle, Simenon, Follet, Ellroy, Nesbo.

Quali sono le difficoltà che hai incontrato nella stesura del libro?
Tenere assieme il tutto. Ammetto, ho faticato non poco a rendere la narrazione omogenea e senza sbavature. Mi sono reso conto, pagina dopo pagina, che era necessario fare una sinossi e confrontarsi quotidianamente con essa. “Il Regolo Imperfetto” è una sorta di romanzo d’insieme, diverse storie che si intrecciano pian piano come una ragnatela e che convergono tutte nel finale.

Come sei riuscito a equilibrare storia e fiction?
Con un occhio alla Storia e un altro alla fiction. Un continuo confronto con le fonti storiche è a mio avviso un fattore decisivo per la riuscita di un romanzo del genere; basta una svista per far perdere al lettore la “magia” (ciò che altri definiscono sospensione della realtà) quando si immerge nella lettura. La stesura di un romanzo equivale alla costruzione un castello di carte da gioco, dove basta un alito di vento o una piccola indecisione per far crollare tutto
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Quanti e chi sono i personaggi reali del tuo romanzo?
Ne “Il Regolo Imperfetto” il Papa e l’imperatore Federico II restano sullo sfondo e costituiscono l’aspetto ideologico che animano tutti i personaggi del romanzo. Hermann von Salza, il gran maestro dei Teutoni e Giovanni Da Procida (futuro diplomatico della corte sveva, nonché protagonista dei Vespri Siciliani), assumono un ruolo importante ma non decisivo, un po’ come degli “special guest” in un film. Ho preferito così, per non rimanere imbrigliato nella loro vera storia e dare spazio all’immaginazione con personaggi inventati di sana pianta. Non volevo privarmi di questo divertimento!

Quanto tempo ha richiesto la lettura delle fonti? E come sei arrivato a questa accurata ricostruzione storica?
Una delle cose più difficili nella scrittura di thriller storici è ricreare l’atmosfera del tempo, trasportare il lettore in un’epoca lontana e sconosciuta e allo stesso tempo mantenere vivo l’interesse per il mistero della trama.
Un po’ di anni (ometto cifre!) per capire e digerire le varie informazioni. Lo studio e la ricerca mi ha permesso di costruire la “cassetta degli attrezzi”, fatta di termini (spesso ricorrenti) e locuzioni da tenere sempre pronte per inscenare il piccolo cosmo de “Il Regolo Imperfetto”. Ho disegnato la pianta della città sulla base di fonti varie bibliografiche, per ricreare appunto quel mondo dentro il quale far vivere i personaggi.
Ci vuole pazienza, lo so, memoria e soprattutto calma. Almeno io lavoro così, cerco di essere meticoloso, perché una svista ha il potere di rompere la magia della lettura. Nonostante ciò, l’errore è dietro l’angolo con un coltello tra i denti.

Com’era la Salerno medioevale? Quale è stata l’importanza storica della sua scuola medica? Quale fu il ruolo di Federico II ?
Salerno è stata la capitale del regno meridionale dei Longobardi del sud per più di un secolo. Era una città opulenta e bella, con splendidi edifici. Con l’avvento dei normanni perse lentamente la centralità politica. Tuttavia non cessò di fornire alla corona regnante personale dirigente, come il nobile Matteo d’Aiello (gran cancelliere del regno nel XII sec.) e Giovanni Da Procida, tutore di Manfredi (figlio di Federico II) nonché diplomatico attivissimo (di lui si hanno notizie a Costantinopoli e in tutte le più importanti corti europee).
La scuola medica può essere considerata la più antica istituzione didattica dell’occidente. Già coi romani la città era famosa per le sue terme e i suoi medici. Federico II, con le Costituzioni Melfitane del 1231, diede un assetto legale agli insegnamenti e al rilascio dei diplomi. Il curriculum didattico era incredibile (3 anni di logica, 5 di medicina, tesi finale davanti ad un collegio e un rappresentante della corona, 1 anno di specializzazione presso un medico riconosciuto prima dell’esercizio della pratica medica vera e propria).
Erano previste pene severissime i ciarlatani e quei farmacisti che facevano “società” con medici compiacenti che prescrivevano rimedi inutili e costosi.
Gli anni di Costantino l’Africano e di Alfano sono stati quelli in cui la scuola ha avuto il suo massimo splendore, con una importante produzione di codici e manoscritti. Basti pensare che il manuale Post mundi fabricam, di Rogerius de Fugaldis (il chirurgo del XII-XIII sec. al quale mi sono ispirato) è rimasto in auge per tutto il medioevo, l’epoca moderna, fino alla soglia di quella contemporanea. Ma la peculiarità della scuola risiedeva nella cura delle malattie attraverso l’uso dei semplici, coltivati negli orti della città, dando vita ad una tradizione cittadina unica, fatta di esperienza, tradizione e sincretismo culturale.
Con gli anni però cresceva l’importanza di Napoli e del suo Studium, dal quale Federico attingeva il personale amministrativo. La scuola medica ha continuato nella sua opera (anche se con minor vigore ed effervescenza) fino allo scioglimento avvenuto nel 1811, per opera di Gioacchino Murat.

A quel tempo la medicina e anche l’erboristeria potevano spesso essere confuse con la magia. Cosa comportava allora un’accusa di negromanzia?
Il rischio della confusione era presente, anche perché di solito alla somministrazione dei medicinali si usava consigliare la recita di una preghiera, per meglio disporre il corpo alla cura. Ma la negromanzia era una pratica che si poneva in netto contrasto con la medicina; aveva a che fare con le tenebre e con il maligno; di solito era impiegata per incantesimi e sortilegi, cosa che la Chiesa condannava con fermezza; era una pratica contro Dio e soprattutto contro l’uomo, che si serviva di forze diaboliche.

Perché serve un regolo per arrivare a una combinazione medicinale?
Non vorrei svelare troppo del libro… diciamo che è uno strumento combinatorio che serve alla esatta “composizione-preparazione del medicamento”, intorno al quale ruota buona parte de “Il Regolo Imperfetto“.
Forse non tutti sanno che i farmacisti medievali avevano il dovere di rispettare rigorosamente i ricettari approvati dal Fiduciario imperiale – una sorta di Autority che vigilava sulla bontà dei preparati. Agli imbroglioni sorpresi a truffare ingenui pazienti venivano somministrate pene severissime, anche il taglio della mano…

Da cosa pensi dipenda il successo dei thriller storici, pieni di enigmi misteri e codici da risolvere?
Non solo. Gli enigmi e i codici da risolvere si ritrovano anche in thriller di ambientazione contemporanea. Credo che siano la Storia e la curiosità di conoscere il passato ad esercitare un fascino irresistibile sul lettore. Un romanzo è di per sé una cronaca di qualcosa già accaduto. Ambientarlo in tempi “lontani” aggiunge altro mistero e fascino. Certi periodi lo sono in particolar modo ai nostri occhi, perché noi siamo il frutto “culturale-formativo” di un immaginario collettivo; il medioevo, continuamente ricorre nel nostro quotidiano, coi suoi castelli e le sue foreste incantate, con fate e cavalieri, re e regine, senza trascurare una sorta di misticismo religioso, ormai sparito e modernizzato a uso e consumo del mercato.

Cristina Aicardi

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