Il re della memoria – Massimo Cotto



Massimo Cotto
Il re della memoria
Gallucci
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Ha la mano felice di chi domina la parola scritta Massimo Cotto, giornalista, disc jockey di professione, tra i più noti in Italia, e scrittore con all’attivo un impressionante numero di opere pubblicate che riguardano autentiche leggende musicali come Leonard Cohen. 

Con questo romanzo, Il re della memoria (Gallucci), pubblicato nella collana Fuorivia curata da Paola Farinetti, esordisce nell’affollato genere del noir, proponendo ai lettori una storia torbida e sensuale, con non pochi misteri da risolvere e personaggi controversi che ruotano attorno a Linda e Ariel, che è un uomo a dispetto del nome da sirenetta. Ariel, come rimarca in epigrafe l’autore, è anche uno dei nomi di Gerusalemme (Isaia 29:1), la città santa che sta aspettando che il Principe di Pace ritorni. E ben presto, addentrandoci nella storia, capiremo che mai come in questo caso nomen omen.

Ariel si sentiva Dio che allungava la mano e toccava il mondo. Poteva accarezzarlo o distruggerlo. E nessuno poteva interferire. Nessuno. Perché lui aveva la pistola. E perché lui era Ariel, benedetto dagli dei, terra santa, invincibile. Ariel aveva nel nome la sua vittoria. Nessuno

Poteva sconfiggerlo. Lui era Gerusalemme.

L’incipit è da manuale e il lettore viene proiettato sulla scena di un omicidio, con due aguzzini e una lei prigioniera che invoca pietà e viene frustata sul sedere denudato.

Era in ginocchio, le mani legate dietro la schiena. Le gambe nude, la lunga maglietta nera a coprire il ventre, le mutandine un grumo bianco sul pavimento. Quando l’aveva costretta a sfilarle, lei aveva chiuso gli occhi e continuato a supplicare.

Ariel è ancora un bambino, alto e magro, capelli biondi e occhi blu, quando commette il suo primo omicidio. Ogni venerdì con l’amico Elido, più basso, capelli e occhi neri, nello scantinato di casa si divertono a uccidere Linda, la loro amichetta dai lunghi capelli biondi. Un gioco infantile reiterato nel tempo che ben presto diventa realtà quando Ariel e Linda assistono a un vero omicidio la notte di Natale. 

Il padre di Ariel, Loris, è appena rientrato e senza dire una sola parola spara a sua moglie, Greta, che lo accoglie festosa. Tre colpi secchi, in faccia, al collo, al cuore. Le spara sotto gli occhi atterriti dei bambini nascosti dietro il divano del salone. Quando il padre si accorge di loro e, sconvolto, lo abbraccia per acquietarlo, Ariel raccoglie la pistola e spara a sua volta al padre. 

Quello fu il Natale in cui Ariel uccise due volte. Prima Linda, il suo amore, nello scantinato; e poi Loris, suo padre. Non per gioco, stavolta. Quando arrivò la polizia, lo trovarono che lavava il sangue dei cadaveri dei genitori dal pavimento. «Non voglio che si confondano» disse al poliziotto che continuava a chiamarlo per nome, come faceva sua madre. Lo portarono via che sorrideva, con l’improbabile sorriso che da quel giorno cominciò a dipingergli il volto. Sorrideva e pensava a Linda.

Lui e Linda erano rimasti l’intera notte a vegliare Loris e Greta. Erano trascorse sedici ore prima che arrivasse la polizia e loro, sotto shock, venissero presi in cura. Un evento che li segnerà nel profondo.

Li ritroviamo vent’anni dopo. Linda è una donna affascinante e complicata, che è stata in cura dal dott. Dal Pozzo. Ariel, trentenne, convive col suo dolore e con Astrid, donna sensuale e bellissima che ogni uomo vorrebbe accanto.

A volte chiudeva gli occhi per vedere se l’avrebbe ritrovata allo stesso posto, un secondo dopo. E lei non tradiva. Era sempre lì. Si erano conosciuti all’università, lui giovane assistente, lei studentessa dell’ultimo anno. Un amore prima clandestino e poi benedetto dagli dei e dall’acqua santa del sesso. Astrid faceva l’amore come fosse l’ultima volta prima di morire. Per questo, era necessario del tempo per riprendersi, una volta terminata la guerra. 

Ma Ariel non ha mai lasciato Linda davvero. Hanno una stanza tutta per loro al Motel Degli Amanti e un codice per comunicare tra di loro quando devono ritrovarsi. E così quando Linda telefona e comunica tale codice ad Astrid, Ariel corre da lei, al Motel, ma non la trova. Linda è andata via. E con lei ritornano i fantasmi. Ariel vede suo padre. E ben presto si convince che non è un fantasma. 

Intanto qualcuno dagli occhi vuoti ha rapito il dott. Dal Pozzo, il medico che ha curato Linda, e da lui vuole soltanto una cosa: sapere l’indirizzo di Linda. E questo qualcuno, per convincerlo a parlare, ha rapito Vanessa, la sua giovanissima amante. Tiene anche lei prigioniera, di là, sul letto, in un’altra stanza, legata e nuda. 

Cosa vuole l’uomo dagli occhi vuoti da Linda? 

Dal Pozzo ricorda che i rapporti del primo ricovero di Linda, parlavano di «depersonalizzazione in soggetto paranoide». 

Linda era come addormentata in un sogno da cui non si riusciva a svegliare forse perché, semplicemente, non voleva. 

E Vanessa è davvero chi Dal Pozzo crede che sia?

Un cerchio che si dipana, linee che si intersecano. In mezzo la vita degli uomini.

Ariel e Linda dopo quella tragica notte di Natale hanno cercato di ricostruire le loro esistenza, ma il passato ha ombre lunghe e ricomincia a tormentarli proprio quando credevano di avere sepolto i cani che mangiano le mani, l’odore della morte, e di avere affidato al Re della Memoria i ricordi brutti per averne uno bello, come la mamma di Linda le aveva insegnato a fare in riva al fiume.

Un romanzo bello, avvolgente, che prende il lettore, lo intriga con voce suadente e si dipana pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, fino alla risoluzione dell’originario mistero che ha sacrificato tante vite innocenti sull’altare di un dio freddo e senza cuore. Un dio fin troppo noto agli uomini in terra. Uomini senza buona volontà.

Roberto Mistretta

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