MilanoNera ha avuto il piacere di fare qualche domanda a Gino Vignali, autore televisivo e scrittore, (Gino & Michele, vi dice qualcosa?). Attualmente Gino e in libreria con il suo secondo giallo “Ci vuole orecchio”- Solferino editore.
Qui la nostra recensione al libro e qui la recensione al precedente della serie, La chiave di tutto,
Ciao Gino, ci puoi raccontare cosa ti ha spinto a scrivere un giallo e come mai una quadrilogia come debutto?
Due anni e mezzo fa, io e Michele abbiamo deciso di Chiudere Zelig, la trasmissione che per vent’anni ci aveva assorbito tempo ed energie. Ci siamo così trovati a gestire la “disoccupazione” autoprocurataci e abbiamo deciso, anziché ricorrere agli strumenti che lo Stato ci metteva a disposizione (Cig, reddito di cittadinanza eccetera), di buttarci in una nuova avventura, scrivere, che poi tanto nuova non era. Abbiamo preso strade diverse, io, grande appassionato di noir, soprattutto di gialli all’italiana, ho provato ad affrontare quel il genere. Mi piaceva l’idea di descrivere i cambiamenti di una città nelle quattro stagioni, e Rimini è il posto che questo cambiamento lo vive in maniera impressionante: d’estate è Miami, d’inverno Cortina.
Perché hai scelto Rimini come ambientazione?
Per i motivi appena detti e poi perché la conosco molto bene. Mia madre era riminese. Devo anche dire che Rimini era ancora libera, nel senso che a nessuno era ancora venuto in mente di ambientare una serie gialla lì. Cosa per altro strana visto che la Romagna è una scena del crimine davvero con poche rivali, basti pensare a San Marino, alle discoteche, a San Patrignano, ai milioni di turisti che esaltano le tentazioni (droga, prostituzione, crimini in generale).
Costanza, la tua protagonista ha tutte le caratteristiche opposte allo stereotipo dell’investigatore. Non è triste, depressa, oppressa, anzi…è bella, intelligente, ricca e pure credibile. Come è nata?
Avevo l’esigenza di creare un investigatore diverso, originale, per non sovrapporlo ad altri, tantissimi, già presenti nel panorama noir italiana. Quindi doveva essere innanzitutto una donna e in più non doveva aveva nessun problema di quelli che di solito affliggono i detective tradizionali (traumi passati e presenti legati soprattutto ai familiari, drammi che ne condizionano i comportamenti e la psicologia). Niente di tutto questo, Costanza doveva essere l’opposto, una senza problemi che aveva scelto la Polizia per interesse vero, per passione vera, che considerava l’infilarsi in una questura anziché in un cda un premio e non una costrizione.
Come riesci a conciliare e a trovare il giusto equilibrio tra i temi e i fatti drammatici che racconti e toni della commedia?
La struttura di una trama criminale non si tocca, ci devono essere le vittime e ci devono essere i cattivi. L’altra cosa che non si può toccare è lo stile dell’autore e il mio arriva dalla vita precedente, cioè i quarant’anni passati a lavorare con e per i comici. Forse è proprio nel contrasto tra la drammaticità della trama e la leggerezza dello stile la vera originalità della mia proposta.
La figura di Fellini aleggia in entrambi i romanzi, sarà così anche nei prossimi?
Non si può affrontare Rimini compiutamente senza citare Fellini. Non c’è via, angolo della città che non ti rimandi ai suoi film attraverso le insegne dei ristoranti, degli alberghi, dei bar, soprattutto attraverso il Grand Hotel che di Fellini era la casa e nei miei romanzi è anche la casa di Costanza Confalonieri Bonnet. Quindi, sì, Fellini aleggerà anche nei prossimi libri.
Come ti è venuta fuori l’alteregologia?
L’alteregologia è naturalmente un’invenzione, ma non è poi così lontana da certe pseudo filosofie fatte in casa che finiscono spesso per fare presa su persone con delicati problemi psicologici. Si possono inventare tutti i nomi che si vogliono, ma si finisce sempre per ricadere nel vecchio concetto del plagio che è sempre esistito e sempre esisterà.
Ti sei mai lasciato tentare da qualcosa “ modello aggiungi al carrello”?
Non uso la rete per gli acquisti, preferisco toccare la merce e guardare negli occhi i commessi. Questo vale anche per il processo creativo che sta alla fonte della scrittura.
La passione per le citazioni dei film è anche tua?
Io e Michele abbiamo venduto milioni di copie con le citazioni, le Formiche erano quello. Sono un bel modo per rendere omaggio a chi, magari una sola volta nella vita, ha avuto un’intuizione geniale e anche una maniera efficace per coinvolgere chi legge o ascolta.
Davvero ti eri scordato di avere scritto con Jannacci “ ci vuole orecchio”?
Ci vuole orecchio, no, non potevo scordarla anche se è stata scritta ormai 40 anni fa. L’avere fatto quella canzone con Jannacci a quei tempi ci aprì un sacco di porte e certamente fu una tappa fondamentale nella nostra carriera. Siccome nel libro la soluzione di uno dei delitti passa attraverso l’udito, il cosiddetto orecchio assoluto, mi è sembrato un bel modo per ricordare quell’episodio e anche Enzo Jannacci, un artista enorme di cui sentiamo ogni giorno la mancanza.
Il tuo socio Michele ti ha dato consigli? Cosa ha detto dei tuoi gialli?
Michele, dal punto di vista editoriale, ha imboccato una strada completamente diversa perché, letterariamente parlando, diversi sono i nostri gusti individuali.
Che rapporto hai con le classifiche, i dati di vendita e le recensioni?
Vengo dalla tv in cui i numeri sono fondamentali, anche se ho imparato che spesso per vincere non necessariamente occorre arrivare primi.
Cosa ti aspetti da questa seconda vita artistica?
Esattamente quello che mi sta dando, e cioè il piacere di scrivere.
Hai dichiarato che per alcuni personaggi ti sei ispirati a persone reali e ben conosciute (Teocoli, Orlando). Ora che hai venduto i diritti dei libri, chi ti immagini o vorresti nei panni di Costanza ?
Costanza è l’unico personaggio dei miei libri che non sono riuscito ad abbinare a un artista in carne ed ossa. Se alla fine si dovesse fare la fiction la prescelta sarà una grande sorpresa anche per me.
MilanoNera ringrazia Gino Vignali per la disponibilità
La foto di Gino Vignali è di @Michele Corleone/NebbiaGialla 2019