Scritto a quattro mani da Franco Trentalance e Marco Limberti “Il guardiano del parco” è un thriller, meglio un horror, a tinte forti che non risparmia di certo il lettore. Sorretto da una buona trama, ricco di colpi di scena e per nulla scontato, nonostante l’identità del serial killer sia nota fin dalle prime pagine. Il tema principale non è nuovo, si parla di snuff movies, ma senza cadere nel già letto. Diversi sono i punti di vista e le motivazioni che muovono il “cattivo” del romanzo, così come lontano dai luoghi comuni dei serial killer letterari è il suo particolare, quantunque distorto, senso etico. Un romanzo che racconta la paura e l’orrore senza compiacimento, molto visivo e cinematografico (siamo dalle parti dei film horron italiani degli anni settanta) dove anche la location scelta gioca un ruolo importante alternando le descrizioni di luoghi quasi incantati a quelle di violenza estrema. Il finale è tutto da scoprire. Inaspettato e violento. Drammatico e crudele.
di Ferdinando Pastori.
Nuovo thriller,il secondo, un’altra storia ad alto tasso di ferocia, che sconfina nel pulp e sfiora l’horror.
Nella vita come nei libri, sei per le emozioni forti senza mezze misure?
Io ho un’idea ben precisa a riguardo: è come se tu facessi un film porno senza poi far vedere la penetrazione. Quando tu parli di serial killer, di delitti e di omicidi a livello di psicopatie, non certo di incidenti stradali,un po’ il coltello lo devi affondare in tutti i sensi.Poi ovvio, questo è il mio parere…
Molti si sarebbero aspettati parecchie in scene ad alto contenuto erotico,invece queste sono forse le parti sulle quali ti soffermi meno, le descrivi senza indulgere…
L’ho fatto apposta, questo rimane comunque un thriller, un horror nel quale ci si inoltra nei territori della follia omicida, per cui se io decido di affrontare questo tema, mi piace farlo nel migliore dei modi. Per scrivere mi sono documentato a fondo.
I serial killer, quando rapiscono qualcuno rischiano il tutto per tutto, può andar bene come andar male. Mi hanno spiegato che esiste questa precisa dicotomia nelle menti malate: la persona rapita è allo stesso tempo vittima e divinità per il killer.
Proprio per questo motivo, perché in qualche modo la idolatra, una volta presa la vittima non è che l’omicida le spari un colpo in testa e basta e in due minuti è tutto finito. No, in qualche modo ci si vuole divertire. E’ un rituale e, per assurdo, più il killer rispetta la vittima, più le fa del male per renderle omaggio, allo stesso modo, se l’omicida non rispettasse la preda, le infliggerebbe meno dolore.
La mente malata del serial killer concepisce l’omaggio infliggendo dolore.
Allora in tutto questo quadro, scrivere di certi temi per poi arrivare ai momenti chiave e sorvolare sull’efferatezza e sul sangue farebbe perdere spessore e senso al tutto. E’ come se tu mi invitassi al ristorante, mi facessi assaggiare una cucchiaiata di ogni piatto e poi me li portassi via a metà…
Per quanto riguarda il sesso, sarebbe stato banale per un pornodivo, o ex pornodivo, indulgere nei particolari. Fosse stato un porno, non avrei evitato nessun particolare, ma non lo è, quindi…
Poi, secondo me, non avrebbe aggiunto nulla. A meno che non fosse stato utile alla narrazione.
Potrei quasi dire che il mio “guardiano” è al contrario molto “politically correct”: pur avendo ragazze tra le mani, non ne approfitta mai.
C’è una cosa poi che forse non sai riguardo a questo libro.
Il guardiano del parco nasce da una sceneggiatura. Quando conobbi Limberti, che è un regista, ci venne in mente di fare una sceneggiatura. Al contrario di come si fa di solito, noi realizzammo subito, già il giorno dopo, dei brevi trailer. Passammo subito all’azione, insomma. Uccidemmo sei,sette persone nell’arco di due weekend. Dopo, dalla sceneggiatura, è nato il libro, che ha tutta una serie di immagini foto e video, come se fosse un film. (le immagini sono a corredo dell’intervista. ndr)
In cosa riconosci “l’horror” oggi?
Orrore è il degrado a livello di sensibilità umana. Io lavoro anche come mental coach, e orrore per me è tutto quello che ti porta lontano dall’idea di felicità, di benessere. Io trovo veramente orribile quelle frasi banali che anche quotidianamente le persone dicono ” è dura stare al mondo, le cose purtroppo funzionano così etc.” Ecco io non lo sopporto, perché l’essere umano dovrebbe aspirare alla felicità,allo stare bene e tutti quei luoghi comuni, tutto quello che ti allontana dall’idea di felicità è il vero “horror”.
Cos’è un mental coach? Me lo spieghi in parole povere?
Come in tutti i mestieri al mondo ci sono quelli bravi, quelli meno bravi quelli improvvisati e quelli molto preparati.
Un mental coach bravo, secondo me, è una persona di grande esperienza, un grandissimo osservatore della realtà e una persona che coi fatti ha comunque dimostrato che ciò che ti racconta è supportato da un percorso.
Molti mental coach sono dei bravi professori, nel senso che raccontano e spiegano bene una cosa , ma mancano in certi casi di credibilità perché privi di esperienza diretta.
Per esempio, se ti parlo di successo, devo essere una persona di successo, e se ti parlo di resistenza fisica , devo essere uno che fa l’iron man.E non sempre è così.
Cos’è la paura e cosa ti fa paura?
Senza presunzione, non mi fa paura niente. Mi sgomentano l’ignoranza e la maleducazione.
Questa tua mancanza di paure, ha a che fare con il tuo essere un mental coach?
O viceversa, non lo so.
Guarda, anche la mia carriera forse gioca un ruolo in questo. Ti assicuro che vent’anni fa, quando ho iniziato io, fare il pornoattore non era così pop.
La famiglia non ne era felice, gli amici veri mi hanno sempre sostenuto ma, a inizio carriera, quelli che conoscevo superficialmente facevano fatica a salutarmi per la strada.
Salvo poi, una volta che ero diventato famoso, dire che io ero un loro ” grandissimo amico”.
Quando e come è nato Franco Trentalance scrittore?
Io scrivo più o meno da sempre, a fasi alterne .Tanti anni fa, il porno era proprio come il cinema normale, come il cinema horror. per esempio. Era un cinema di nicchia e c’era una rivista, anzi, più riviste in realtà, che parlavano di porno. Non erano però riviste pornografiche, parlavano di porno come parlavano di cinema: c’erano le recensioni dei film, le interviste, c’erano i reportage e le finestre sul passato dove si raccontavano storie di registi e produttori.
Io scrivevo per questa rivista porno che si chiamava ” video impulse“. che chiaramente ora non esiste più.
Dopo “video impulse” ho scritto per una rivista di tiro con l’arco, che si chiamava proprio “arco”, forse non lo sai, ma io sono un istruttore.
Poi ho scritto per GQ, dove ho avuto una rubrica di posta per oltre un anno e per Nocturno Cinema . Insomma, ho sempre tenuto allenata questa mia passione, fino ad arrivare a scrivere prima la mia autobiografia,e quella la possono scrivere un po’ tutti in realtà,e poi il primo thriller ” Tre giorni di buio“, ora “Il guardiano del parco” e ne ho in programma uno nuovo per dopo l’estate. Sempre con qualche collaborazione..
Infatti, hai firmato libri con Gianluca Versace prima e Marco Limberti ora, come sono nate le collaborazioni e come procedete nella stesura?
Non c’è un vero motivo per il quale ho deciso di scrivere a quattro mani, anzi forse il vero motivo è quello di dimezzare i tempi. Io, facendo tante cose, e non essendo nato scrittore, ci metto veramente molto a scrivere.
Prima ci troviamo e scriviamo tutti i passaggi chiave,redigiamo uno scheletro della storia, e poi ci dividiamo i capitoli come facevano i ragazzini con le figurine: questo tu, questo io, etc.
Di solito è più o meno cinquanta/cinquanta.
Finita la stesura, oltre alla classica revisione con il controllo dei contenuti e della forma, c’è un lavoro complesso, lungo e un po’ noioso anche, di omologazione degli stili, e questo è un lavoro che di solito faccio io.
Per esempio Limberti è uno che si dilunga un po’ nelle descrizioni, io sono molto più conciso, quindi, in fase di revisione, cerco di trovare la giusta via di mezzo. Che è poi l’operazione che permette alla fine di avere una scrittura omogenea e fluida e di non far capire chi ha scritto cosa.
( nella foto, il premio ricevuto alla la rassegna letteraria “Condimenti Festival 2017” patrocinata dalla città di Castel Maggiore -Bologna)
Hai pubblicato con Pendragon, come hai conosciuto il mitico duo Morozzi/Berselli?
Ho conosciuto prima Berselli,parlo del 2009, perché ha fatto da relatore a una presentazione della mia autobiografia in un noto stabilimento balneare sulla riviera romagnola. E’ una conoscenza che ha quasi dieci anni, ormai.
Poi, siccome “i mali” non vengono mai da soli, Berselli mi ha presentato Morozzi e lì, vabbè… ( ride ndr)
Noi tre abbiamo un’ottima intesa.
Quali sono gli obiettivi che vorresti centrare ora? Hai a disposizione frecce.
Sarebbero quattro,in verità, che sono poi le mie nuove quattro attività.
La prima è il mio lavoro di scrittore: mi piacerebbe essere tradotto all’estero e diventare uno scrittore internazionale.
Poi, come coach vorrei continuare a collaborare con Italo Pentimalli, un amico oltre che un grandissimo professionista, che ha scritto un best seller da 100.000 copie che si chiama “ Il potere del cervello quantico”
Poi, sto preparando uno spettacolo teatrale nel quale racconto tutti i mondi maschili e femminili a confronto con le rispettive ansie da prestazione , anzi in realtà ha già debuttato e a maggio sarà a Milano.
E poi sono appena uscito con un vino rosso, un sangiovese superiore Doc e biologico che si chiama ” Il peccatore“, perché da emiliano romagnolo ho ovviamente una grande passione per i vini e per il cibo. Il peccatore è già partito bene, ma spero vada sempre meglio.
Che libro useresti per sedurre una donna?
Prima di tutto ci vuole pazienza e per le donne io ne ho tantissima. Come libro è complicato, dipende da chi è.
Voi donne siete talmente volubili e variabili nei vostri schemi mentali che non è facile. Non so, potrei dirti da ” I ponti di Madison County” di Waller a “l’alchimista” di Coelho, dipende dalla donna…
E uno che hai trovato tu affascinante?
Da ragazzo c’erano due autori in particolare che ho amato,e dei quali alternavo le letture anche se sembrano diametralmente opposti: Charles Bukowsky e Richard Bach. Con loro sono proprio cresciuto. A loro aggiungo Wayne W. Dyer che era uno psicologo e col tempo è diventato un coach- Il suo primo libro famoso è “Le vostre zone erronee“. Si parla comunque di trenta anni fa.
Cosa stai leggendo?
Ora sto leggendo il libro del mio amico Paolo Gambi, si intitola “La spina nel cranio“, potrei dire che è una specie di thriller psicologico.
Progetti futuri? Mi hai già detto che hai un nuovo thriller per dopo l’estate…
Sì, in realtà sarà il seguito di “Tre giorni di buio”,e uscirà verso ottobre /novembre.
C’è una cosa che non ti ho chiesto e che vorresti dire?
Mi stupisce e mi rattrista che il pubblico di lettori sia purtroppo molto esiguo. Si legge molto poco. Molti scrivono, ma pochissimi leggono. Eppure la parola,il suo farne buon uso, è fondamentale in ogni situazione. Se riflette bene, in qualunque contesto, anche in amore, c’è sì l’attrazione fisica che gioca un ruolo importante, la nostra parte istintiva, ma poi è la parola che permette di conoscere, di scavare, di conquistare, di sedurre, di mantenere e di ottenere.
Un vero seduttore deve sapersi destreggiare bene con le parole.
Usando poi un’iperbole, potrei dire che anche a letto,dove si esprime la nostra parte più fisica,la parola gioca un ruolo importante
La parola è quella che ci aiuta in tutto, anche nel lavoro.
Milanonera ringrazia Franco Trentalance per la cortesia e la disponibilità.
Intervista di Cristina Aicardi