Una mattina d’estate, nella città di B. scoppia un fortissimo temporale. Talmente forte che i tuoni svegliano un attore in vacanza.
Il suo risveglio è complicato, a un primo istinto gli viene da alzarsi per staccare tutte le spine della corrente, ma poi si rende conto che non è a casa sua. Ha passato la notte a casa di una donna che frequenta da un po’, anche se non la ama, cosa che le ha detto fin dall’inizio anche se, col tempo, la frase è andata a perdersi chissà dove nella memoria.
Lei è dovuta uscire molto presto per recarsi al lavoro, così lui si ritrova in casa  solo.
Assapora la pioggia, a tal punto che esce in giardino nudo e si lava sotto lo scroscio dell’acqua piovana. Finito rientra per fare colazione, ma viene aggredito verbalmente da un tizio che dichiara di essere innamorato della padrona di casa, che presto sarà la sua donna e quindi il nostro attore deve lasciarla in pace, ma poi, come era arrivato. se ne va, improvvisamente.
Il nostro attore decide allora di vestirsi e uscire. Non ha portato  molti indumenti con sé perché tanto il giorno dopo deve iniziare  a girare un nuovo film e indosserà sempre e solo abiti di scena,  decide però di non lasciare nessuna traccia del suo passaggio in casa.
Uscito inizia a camminare, non ha una meta né una destinazione. Segue il corso dei suoi pensieri, saranno loro a condurlo alla fine del percorso.
Una passeggiata che non sarà solo fisica ma anche introspettiva e che alla fine lo porterà a cambiare come cambia il paesaggio circostante durante lo scorrere del tempo e della strada.
Un romanzo molto intenso, che racconta come in mezzo al quotidiano e all’ordinario ci possano essere nascoste cose straordinarie, magie inaspettate che lasciano stupiti.
Un viaggio che non solo riguarda il protagonista della storia – per accentuare questa introspezione l’autore non lo descrive fisicamente e nemmeno gli riserva un nome –  ma che riguarda tutta l’umanità intera, ognuno di noi. Un viaggio che potremmo aver già fatto, o che stiamo percorrendo, o che vorremmo fare in un futuro più o meno lontano, con insegnamenti che crediamo siano andati perduti, la riscoperta di valori ormai dimenticati a causa della frenesia del mondo.
Un romanzo profondo, scritto con uno stile particolare e un lessico che benché sia semplice, non è per niente leggero. Handke utilizza infatti frasi spezzate, spesso molto lunghe, che sembrano più i deliri di un malato di mente piuttosto che la narrazione di una persona normale, frasi che portano il lettore a dover fare doppia fatica per rimanere concentrato nella lettura e  che pur dando l’impressione di essere dentro ai pensieri del protagonista, appesantiscono lo scorrere della lettura. Un viaggio intenso, ma non agevole.