Al concorso di IULM e Noir in Festival per il cinema italiano, ideato da Gianni Canova in accordo con Giorgio Gosetti, partecipano sei film scelti fra i noir di produzione italiana usciti in sala nel corso dell’anno solare 2019.
I sei finalisti, selezionati proprio da Canova e Gosetti, saranno proiettati fra l’8 e l’11 dicembre a Milano nell’Auditorium di IULM 6 in via Carlo Bo 7, con introduzione o del regista e/o di alcuni membri del cast.
Oggi Mirko Giacchetti, il nostro esperto di cinema, ci racconta:
5 È IL NUMERO PERFETTO di Igort
che sarà presentato
martedì 10/12/2019 h 17:00
IULM 6 • Auditorium
introduce il film l’attore Lorenzo Lancellotti
C’era una volta…
La nostalgia è la malattia del nostro tempo. In troppe occasioni vengono riesumati vecchi successi e rifatti, proposti improbabili sequel fuori tempo massimo, sul nuovo si scommette ma solo se mette in scena gli anni che furono con rimandi e citazioni grezze e pesanti.
Stiamo marciando verso il futuro a passo di gambero?
Se preferite, la stessa domanda ve la posso fare in una maniera più intellettuale. Siamo lo stesso angelo di Paul Klee utilizzato da Walter Benjamin nelle Tesi di filosofia della storia; cerchiamo di sfuggire al progresso identificato come una tempesta e volgiamo lo sguardo al passato, intenti a vivere una retrotopia?
5 è il numero perfetto è l’adattamento per il grande schermo che Igort (Igor Tuveri) ha tratto dell’omonima graphic novel del 2002.
La storia è ambientata negli anni ’70 a Napoli. Peppino Lo Cicero (Toni Servillo) è un vecchio guappo obbligato a ritornare sulla scena a causa dell’uccisione del figlio e, con l’aiuto del vecchio complice Totò ‘O Macellaio (Carlo Buccirosso), compirà la propria vendetta.
Un film con una trama lineare, ma non per questo scontata e prevedibile, che fa ripercorrere allo spettatore il cammino di un uomo ormai avanti con gli anni nella spirale di violenza, rancore, senso di inadeguatezza nel proteggere i propri cari e una prepotente ricerca del significato dell’esistenza.
La presenza di Igort dietro la macchina da presa garantisce la fedeltà all’opera originaria pur traducendola in un altro linguaggio. La pellicola ha il pregio di ricostruire una Napoli che non è quella impressa nell’immaginario collettivo. Una città flagellata dalla pioggia, silenziosa e avara di presenza umana, scenario che si presta per un noir a forti tinte hard-boiled. Come sempre, l’interpretazione di Toni Servillo è all’altezza delle grandi occasioni ed è la pietra angolare su cui si fonda tutta la struttura del film.