Serena Ainardi, sostituto procuratore della Repubblica, sta per chiudere l’istruttoria contro una grossa società criminale. Per questo finisce nel mirino dei suoi nemici, in particolare di Salvatore Nicosia, incaricato di ucciderla. Il destino, sotto forma di una grave malattia, sembra rendere superflua l’opera del killer: a Serena restano, infatti, pochi mesi di vita.
Qui entra in gioco Lorenzo Cremona che, dopo essere stato un imputato dell’Ainardi, ne è divenuto l’amante. L’uomo decide di restarle accanto fino alla fine, qualunque cosa accada. Quando l’inevitabile sta per compiersi, tutto cambia, i ruoli si ribaltano e la vicenda vira verso uno spiazzante epilogo.
L’autore propone per la terza volta i personaggi di Serena e Lorenzo: lei agguerrito magistrato, lui ex professore marchiato da un’infamante accusa rivelatasi poi falsa. Conosciutisi in circostanze drammatiche, i due hanno in seguito intrapreso una relazione. Il loro rapporto è ancora in fase embrionale: Serena vive e lavora in una grande città, mentre Lorenzo continua a stare nel suo piccolo rifugio di montagna.
Quando le condizioni della donna si fanno disperate, lei esprime il desiderio di finire là i suoi giorni e l’ex professore l’accontenta. Parallelamente assistiamo alle mosse di Nicosia, indeciso se portare a termine il suo compito o aspettare che la natura faccia il proprio corso.
La bravura di Costa sta nel lasciare i lettori con il fiato sospeso per tutte le 400 e più pagine, grazie a una costante tensione narrativa. Il finale non scioglie tutti i nodi, lasciando aperto uno spiraglio per una quarta “puntata”. O forse no.
Fate presto e mirate al cuore
Massimo Ricciuti