Dopo primavera

Confrontandosi con un “gemello autobiografico”, Roberto Pazzi ci accompagna in un’allegoria fantastica. Storia sofferta e forse irrisolta dello scrittore e il suo io. Il dio scrittore, leggendosi nello specchio, da vita al dio personaggio che sa di poter creare. Quasi a sua immagine e somiglianza. Perfetto, ma allo stesso tempo signore e padrone, e nemico. Che può farsi spada o falce, tranciando di netto il suo doppio. Diabolico o divino?
Ancora una volta un romanzo di Pazzi apre con gli uccelli, una simbologia fantastica che rammenta gli angeli. Angeli assurti in cielo, angeli caduti. la scelta tra il bene e il male.
Il protagonista, scrittore di successo, si cimenta con la copia faustiana di se stesso, da lui ideata ma che gli sfugge di mano, con una vita propria, tentandolo, offrendogli l’occasione di osare gesti e abitudini inconsuete, irrituali. Seducendo Sveva la sua donna?
Ma sarà la misura del tempo che scorre a dargli  la forza di combattere. Non deve lasciar fuggire la speranza, la voglia di esistere, di amare. Sveva gliene offrirà il destro, ma per mirare alla vittoria bisognerà annichilire il doppio diventato rivale e nemico, sconfiggendo chi ha presagito: tu non reggi dopo primavera.

Patrizia Debicke

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