“Di rabbia e di vento” è un noir atipico destinato a chi affronta la vita a muso duro (bellissima canzone di Bertoli), a chi si culla tra malinconia ed ironia e non dice mai “attimino”. Alessandro Robecchi è una sorta di guru contemporaneo: se decidi di seguirlo (bello anche il suo sito) poi ti bevi tutto quello che scrive e non sei mai appagato. Come con i Mojito d’estate. Robecchi è corsivista sul “Fatto quotidiano”, ma è anche uno degli autori dei testi di Crozza e ha collaborato col vecchio “Mucchio” (quello diretto da Max Stefani: una bibbia per i rockettari). Se nella vita siete tra quelli che “meglio chinare sempre il capo per non urtare nessuno”: allora lasciate stare; se la vostra fonte d’informazione è il “Il Giornale”, tanto per dire, e guardate il Tg1: non acquistate “Di rabbia e di vento”. Se invece vi piace schierarvi, metterci la faccia anche a costo di perderla (e state cercando vie d’uscita per non pagare il canone Rai): allora questo libro fa per voi. Se fosse una canzone “Di rabbia e di vento” (Sellerio) suonerebbe come “Son s’cioppaa” di Iannacci, o anche “Se me lo dicevi prima”. Se fosse un (altro) romanzo, potrebbe essere “Non è successo niente” di Tiziano Sclavi: una chicca ormai credo introvabile, se non nei mercatini dell’usato. Protagonista è Carlo Monterossi, autore di reality televisivi, che a naso potrebbe essere l’alter ego dello scrittore. Il romanzo è ambientato a Milano. Monterossi, detective per caso, si trova coinvolto suo malgrado in una serie di eventi a metà tra il tragico e il comico. Il resto è da leggere. Magari bevendo qualche Mojito.
Di rabbia e di vento
Alessandro Garavaldi