Se, per uno spiacevole malinteso, un giorno vi doveste trovare “dall’altra parte”, come potreste sentirvi? Se, per un motivo a voi ignoto, vi bastasse bussare a un portone per essere accusati di chissŕ quale incredibile crimine, come potreste difendervi? Se, per i misteriosi sentieri della vita, un giorno doveste trovarvi a ripercorrere gli stessi passi giŕ impressi in precedenza, continuereste a seguire le vostre orme o cerchereste un passaggio alternativo?
A queste e a molte altre domande simili, hanno tentato di dare la propria personalissima risposta alcuni fra i piů grandi scrittori di tutti i tempi – a proposito: erano abbastanza semplici, vero, gli esempi? – eppure, a mio avviso, non esiste una Risposta definitiva.
Né, tantomeno, la troverete all’interno del mio personale “Lo spazio nero”.
Non voglio che mi fraintendiate: non č che io non desideri conoscere la Risposta, anzi… Il problema č che, probabilmente, una risposta non esiste. O meglio non esiste un’unica Risposta.
“Lo spazio nero”, come impareremo assieme a conoscere č il luogo – o almeno spero che lo diventi – del dubbio creativo, del confronto costruttivo, del dialogo aperto e innovatore. Non desidero contribuire alle stanche polemiche che da anni si ripropongono periodicamente nel mondo letterario: il mio obiettivo, semplicemente, č quello di esplorare le frontiere del possibile, i meravigliosi mondi delle contaminazioni narrative e le infinite sfumature dei colori della scrittura di genere. E non solo.
So che si tratta di un progetto ambizioso e so che, per tentare di riuscirvi, avrň bisogno anche e soprattutto di voi, dei vostri commenti dei vostri suggerimenti e delle vostre riflessioni. Per questo motivo, spero che “Lo spazio nero”, oltre che di Fabio Fracas diventi col tempo di ciascuno di voi.
Vi svelo un altro piccolo segreto. Poiché questo č il mio spazio – e un po’ alla volta impareremo anche noi a conoscerci meglio – fate molta attenzione alle singole parole e alla loro posizione nella frase. Non sempre quello che scriverň sarŕ esattamente quello che leggerete e non sempre quello che vi sarŕ chiaro lo sarŕ poi cosě palesemente.
Non sto parlando di giochetti o di enigmi sto parlando del potere della scrittura: un potere in grado di deformare lo spazio e il tempo del lettore. Un potere talmente forte da ferire e distorcere, da attrarre e da imprigionare. Un potere enorme, capace di risucchiare persino la luce per poi farla scomparire nel baratro de “Lo spazio nero”.
E, a proposito di Risposte, 42.