Aspettando Cosetta – Emilio Martini



Emilio Martini
Aspettando Cosetta
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Una sera di ottobre, a Lungariva. Neri Guerrini, ottantenne  proprietario terriero e produttore di olio e vino San Quirico d’Orcia, viene ucciso nella villa ligure  dove ormai da anni si era praticamente  trasferito.
Conoscete già Lungariva? I  lettori dei romanzi di Emilio Martini (leggasi : Elena e Michela Martignoni) risponderanno  sicuramente di sì. Ma se non bisogna sapere subito che a Lungariva (immaginaria cittadina costiera ligure) c’è un commissariato di polizia al comando  del vicequestore Gigi Berté, un poliziotto un po’ speciale, “longo crinito”, protagonista di tutti i gialli delle  Marignoni Sister.  Sulla quarantina, originale, usa un particolare metodo d’indagine che lo porta, oltre a mettere a fuoco fatti e situazioni, a sondare la personalità  di testimoni e di potenziali colpevoli e  a cercare plausibili legami, nel tentativo di riconoscere ogni sbavatura in espressioni, occhiate e circostanze. Naturalmente, chi sa di Berté sa anche della sua straordinaria compagna Marzia, futura madre dei suoi gemelli (sì, avete capito bene la coppia aspetta due gemelli) , che gli ha finalmente offerto un affetto vero e sincero  dopo altre difficili esperienze. E anche della  squadra in forza al commissariato di Lungariva :  l’ispettore Parodi, fidatissima spalla del vicequestore,  la dinamica ed efficace  ispettrice Belli e il pronto e sempre disponibile  agente Sabatini.  Ora però, dopo questo breve ripasso indispensabile per i nuovi lettori, ma utile anche per gli altri di questa quindicesima avventura di Berté , torniamo alla  storia partendo dal  titolo: Aspettando Cosetta.
Titolo che, come la celebre opera  Aspettando Godot, del grande drammaturgo irlandese Samuele  Beckett, diventa il sinonimo  dell’attesa di un avvenimento apparentemente imminente ma che non accadrà mai. E poi chi è mai questa Cosetta? Siamo in un’impasse. Come cavarci d’impaccio?
Intanto ripartiamo dalla denuncia signor Silvio Gardella, professore di filosofia in pensione e vicino di casa che ha provocato l’intervento di Bertè in una mattina autunnale flagellata implacabilmente dalla pioggia.  Guerrini è stato accoltellato con un antico  tagliacarte ma, secondo il medico, la sua morte è stata provocata dalla successiva caduta con frattura della scatola cranica per l’impatto contro uno scalino. Il vicino sostiene di aver intravisto la sera  prima dell’omicidio, più o meno alle sei, una figura femminile avvolta in un  leggero scialle, insomma, in una specie di velo bianco svolazzante, in piedi  sulla terrazza superiore assieme alla vittima. Ma quella persona era seminascosta dalle piante per cui  Gardella  non può dire altro  e la sua nota passione per ufologia ed esoterismo non lo rendono un testimone troppo attendibile .
Ciò nondimeno, l’anziano toscano doveva aver ricevuto una visita perché sul tavolo del salotto  ci sono una bottiglia  di Vermentino aperta e due bicchieri.
Il morto, Neri Guerrini, era un  uomo elegante,  molto riservato. Gigi Berté, lo conosceva appena, l’aveva incontrato nel porto dove teneva un gozzo ma sapeva che viveva di rendita, non amava il turismo, era un po’ snob, leggeva molto, ascoltava musica e  frequentava una ristrettissima  cerchia  di persone. Tra queste il vicino, il signor  Gardella che condivideva la  sua passione per l’astronomia, e nella buona stagione dei villeggianti milanesi … Precipuo interesse del signor Guerrini   infatti, come già accennato,  pareva fosse  studiare il cielo di notte,  guardando le stelle con il suo potente e  sofisticato telescopio istallato nella terrazza superiore.
Nella sua vita c’era anche una signora. Si attribuiva a Guerrini un’affettuosa amicizia con una vedova , Aida Piccardo, una  professoressa  in pensione.
Ma l’indagine, senza veri indizi  con insufficienti elementi, appare talmente nebulosa  tanto che per avere in mano qualche elemento in più in grado di  offrire idee su un possibile movente dell’omicidio  e almeno inquadrare meglio la personalità della vittima, il vicequestore Berté dovrà concedersi un lungo giro toscano nella splendida Val d’Orcia, tra le crete senesi e  a conti fatti anche  un favoloso tour turistico enogastronomico culturale, tra,  San Quirico, Pienza e  Monticchiello. Dovrà  andare a interrogare, nella splendida cascina ristrutturata dove abitano il cognato coetaneo del defunto  e  i nipoti cinquantenni  appena rientrati dalla Polonia dove si trovavano per lavoro il giorno della scoperta dell’omicidio dello zio.  Là  conoscerà anche  un ex maresciallo dei carabinieri che gli presenterà in seguito anche  due donne, due vecchie amiche  di gioventù della vittima.  Ma nessuno dei familiari o degli amici potrebbe avere un qualche movente per uccidere.
Proprio da tutti loro ma soprattutto per bocca del maresciallo, allora giovanissimo carabiniere che aveva seguito da vicino le indagini, verrà a sapere  che, cinquant’anni prima, il Guerrini era stato segnato da un trauma che aveva condizionato tutta la sua esistenza.  La scomparsa della fidanzata  Cosetta il giorno del loro matrimonio .
La macchina che trasportava la sposa, guidata dal fidatissimo autista e collaboratore del padre di Guerrini, non era mai arrivata in chiesa.  E i due occupanti, fidanzata e autista, erano scomparsi, come svaniti nel nulla.  Rapimento? Fuga?  Un impenetrabile mistero che nonostante le lunghe e approfondite ricerche fatte all’epoca  dagli inquirenti non era mai stato possibile chiarire. E Neri Guerrini, disperato e che non aveva mai potuto dimenticare la sua Cosetta aveva anche commissionato accurate indagini  a un celebre investigatore privato milanese.
Una inspiegabile scomparsa  che l’aveva cambiato, trasformandolo dal giovanotto sereno e di buon carattere qual era prima in un uomo  inquieto, demoralizzato, sempre astioso e rinchiuso in sé stesso, cullandosi forse nell’ illusione di potere rincontrare  la sua Cosetta.
Possibile che questo  fatto, che risale ormai a cinquant’anni o più,  possa essere stato movente e molla  del delitto ? O avere un qualche legame con il delitto di  Lungariva?
O la vera causa invece potrebbe essere da cercarsi  nel presente di Guerrini in Liguria  e nelle sue attuali conoscenze?
Insomma bisogna tornare a Lugariva , alla parmigiana  della Marzia, al consueto tran tran domestico ormai tanto caro a Berté   e  riprendere tutte le fila. Ma il caso è  difficile,  non bisogna lasciarsi condizionare, ogni testimone anche il più improbabile potrebbe offrire un piccolo  contributo perché  tanti, troppi  particolari ingannano e alcune tracce divergenti  paiono voler portare fuori strada.
Ma Berté,  senza lasciarsi  condizionare, deve ripercorrere passo passo tutta la storia,  valutando ogni ipotesi possibile e  affidandosi sempre e soltanto  al  suo intuito. E il suo intuito continua a suggerire  altre ipotesi. Tanto che per sbrogliare il mistero  e  arrivare finalmente a scoprire la  verità dovrà  come sempre ricorrere ai suoi fantasiosi  sistemi.

Patrizia Debicke

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