Tijuana e Los Angeles. Fino a Natale 2012. Luz è splendida, magra, lunghi capelli neri, sulla nuca tatuato il titolo di una canzone che cantava a Isabel nell’unico anno trascorso insieme. Cresciuta sul confine messicano con la madre prostituta tossicomane, scappata a 13 anni quando stuprano pure lei, ospitata a nord dalla zia, tornata a 19 quando muore fortuitamente il padre Smiley della appena nata Isabel, è divenuta la donna dei boss, prima il Samurai, poi El Principe, che la tiene sequestrata e la mena spesso. In un anno progetta e realizza la fuga (Isabel sta per compiere 4 anni), dovrà uccidere due sorveglianti e prendere i soldi dalla cassaforte. Lui si arrabbia, intende vendicarsi con cattiveria, ancora non sa della figlia, ingaggia Jeronimo, che sta lasciando il crimine, ha messo su una famiglia che ama, ha ancora poco da scontare. El Principe prende in ostaggio la moglie e i due figli dell’Apache. Non tutti gli (almeno) cinque personaggi estremi moriranno nel bel romanzo del giovane californiano Richard Lange (“Angel Baby”, Einaudi 2014, pag. 304 euro 18; orig. 2013; trad. Cristiana Mennella), in terza varia. Cibi piccanti e cd del cuore.
Angel baby
valerio calzolaio