Emilio Bettazzi, scrittore tormentato dalla morte prematura dell’amico piu’ caro, si ritira sulle colline del Chianti per scrivere il romanzo della vita.
Un vecchio casolare toscano, l’autunno che si avvicina a grandi passi, una storia da raccontare che fa di tutto pur di non farsi prendere. E poi la diffidenza ostinata di chi abita da sempre quella splendida campagna, come se ogni cosa, anche la piu’ banale e frivola, fosse un mistero da nascondere a ogni costo.
Emilio, comunque, non si rassegna e insiste a scrivere tutto quello che gli passa per la testa. Racconti, storie di vita e di morte, parole, dubbi, colori, sensazioni. E poi suoni, timori, pensieri. E voci, tante e concitate, identiche a quelle che l’angoscia di una notte fa sentire piu’ nitide che mai.
Le voci di un litigio, piene di rabbia, persone che discutono animatamente in quella grande villa sulla collina che, per tutti, e’ disabitata da anni.
Quando Emilio lo racconta, nessuno gli crede. Non lo fa chi vive in paese e, ci si stupirebbe del contrario, neppure l’annoiato maresciallo dei Carabinieri a cui decide di rivolgersi.
Il protagonista, curioso e ostinato, rimane ancora piu’ solo e il suo strano caso da risolvere subito si fa intricato. Alle voci, infatti, si aggiungono diverse stragi di polli e conigli e, come se gia’ tutto questo non bastasse, compare d’un tratto anche una sagoma misteriosa, un’ombra che scivola nella notte e fa inevitabilmente gridare all’uomo lupo.
Emilio Bettazzi scrive, indaga e dorme poco mentre Marco Vichi, raffinato narratore, ci regala un’altra storia che riesce a emozionare e a far riflettere, tra paesaggi incantevoli e verita’ inquietanti.
Come accade sempre con i romanzi di questo elegante scrittore fiorentino, per il lettore e’ semplice immedesimarsi nel protagonista e nelle sue vicende tanto personali quanto comuni. A rischiararle, questa volta, una luna pallida e un po’ bastarda.
Veni, vidi, Vichi. Questa volta, forse, come non mai.