Come già nel bel giallo d’esordio di Palazzotto, anche in questo “Giù dalla rupe”, il lettore coglie appieno il senso del titolo nelle ultime righe. Romanzo caratterizzato da frasi brevi e incisive, riflessioni in corsivo suggellano reconditi pensieri dei vari personaggi, che si muovono nell’isola di Rosmarino (Ustica). Personaggi vividi e abilmente tratteggiati ma che diventano mostri, se ad osservarli è lo scemo del villaggio col suo fedele destriero Nomiricordo. La Sicilia di Palazzotto non è mai ostentata nel suo paradigmatico microcosmo (isola nell’isola), piuttosto vissuta e risputata giorno dopo giorno, con la sofferenza propria che ad ogni vero siciliano, costa vivere quaggiù. Tutto avviene in una notte. Nell’isola, dove il commissario Porzio è in vacanza, i residenti sono vittime di intossicazione alimentare. Il maresciallo Patti chiede l’aiuto del collega: hanno strangolato il vecchio usurario Gaspare Cosenza. E mentre un coccio di terracotta fa aleggiare antiche maledizioni le cui radici affondano in profondità, il venditore d’aria Gaetano Li Vorsi e il vecchio Carmine Ribolla, meditano vendetta per una recente truffa subita. (roberto mistretta)

