Un romanzo polifonico che sorprende e intriga.
Zona Franca, di Massimo Cassani, catapulta il lettore nel mondo del commissario Micuzzi, indolente poliziotto confinato dal Kapò, ovvero il questore Salvatore Nardò, nel Commissariato Città Studi, dove si ritrova sepolto tra noia e scartoffie. Per fortuna sua, però, Micuzzi è affiancato dall’agente Rosaria Della Vedova, la quale, nome e baffetto sul labbro superiore a parte, meriterebbe un monumento all’efficienza. È lei che rappresenta il meglio del meglio dei nostri servitori in divisa dello Stato capaci e solerti, sempre un passo indietro e dotata di una capacità di sintesi da encomio.
Capelli rossicci come il baffo, toscanello sempre in bocca e occhio bovino quando le cose non vanno come devono andare, il commissario Sandro Micuzzi sconta dunque in quell’insignificante commissariato milanese il suo peccato originale, ovvero avere sparato e ucciso un giovane tossico armato di una pistola caricata a salve. Nonostante la piena assoluzione giudiziaria, il questore, con cui non aveva mai legato, lo ha esautorato dalla direzione della Squadra Mobile, demotivandolo ulteriormente. Anche la vita privata va a rotoli. Margherita, con cui era sposato, non potendo avere figli, aveva pensato di comprarne uno dai trafficanti di bambini e l’aveva cornificato. A lui poi era pure toccato tirarla fuori dai casini. Storia finita?
Non proprio, come vedremo.
Prima di fare la conoscenza del commissario Micuzzi in questo corposo romanzo di 456 pagine però, dobbiamo presentare un’altra carrellata di personaggi che conosciamo fin dalle prime pagine, a cominciare da Gigi Sciagura, al secolo Luigi Pecchi, ex partigiano che, megafono a tracolla e in testa un cappello da baseball indossato al contrario, gira in sella a una bici sgangherata e vive in via Padova, location anch’essa protagonista di questa storia dei giorni nostri dove ogni singolo tassello trova collocazione e correlazione.
Via Padova, infatti, è una strada multiculturale che va da Piazzale Loreto ai confini della città ed è nota per la sua diversità etnica e la presenza di quartieri artistici ma anche per problemi di criminalità e degrado. Gigi Sciagura è intento a raccogliere le firme per abbattere il Duomo, con annessa Madonnina, che ritiene l’origine di tutte le disgrasie di Milano. Vive nella sua casa di
proprietà e si prende cura di Saturnino Sella, un amico di vecchia data, che da quando è rimasto vedovo si è trasferito nel suo appartamento. Saturnino, detto Guantina da quando perse alcune dita e da allora copre la mano con un guanto, si esprime soltanto con proverbi in milanese stretto. Gigi Sciagura, che tra le tante stramberie va dicendo in giro di avere nascosto un tesoro, possiede un altro appartamento che ha dato in affitto ad Armida Bossi, ex prostituta che ancora esercita nonostante l’età avanzata e tra i clienti annovera proprio un nipote di Gigi Sciagura.
Come se non bastasse, nei suoi proclami contro il Duomo, Gigi Sciagura ce l’ha in particolare con l’ingegnere Oliviero Trezzani costruttore-finanziere di Milano, il cui padre aveva avuto legami col regime fascista, che accusa di lavoro nero e via elencando. Gigi Sciagura, insomma, è uno tipo mezzo matto che nessuno prende sul serio, neppure quando dice di avere visto il cadavere di un muratore di colore. Cadavere poi sparito. Per lui il caso è chiaro: l’uomo è caduto da un ponteggio e i compagni di lavoro, altri sventurati come lui, lo hanno scaricato lontano dal cantiere. Forse però, allarmati proprio da Sciagura, che appena accortosi del corpo, ha dato l’allarme col suo megafono, continuando a girare in bici in lungo e in largo, hanno rimosso il cadavere facendolo sparire. E siccome in quella zona gli unici cantieri aperti sono quelli dell’ingegner Oliviero Trezzani, per Gigi Sciagura la storia è fin troppo chiara.
Ovviamente nessuno gli crede, tranne una giovane giornalista lesbica, Ambra Cattaneo, che da tempo cerca la propria occasione per emergere e farsi notare. E Ambra è amica del commissario Micuzzi che, dal canto suo, non intende dare retta alle fantasie di un mezzo matto, neppure quando Ambra comincia a scriverne sul proprio blog e trova indizi e testimoni.
Ma quando anche Sciagura sarà assassinato con una pistola che risale al dopoguerra e il suo necrologio comparirà il giorno prima sul giornale, l’amica giornalista sarà aggredita e finirà in coma, e una giovanissima testimone sparirà , allora anche Micuzzi dovrà ridestarsi dalla sua indolenza e darsi da fare, scoperchiando una storia che di intrecci e complicità che hanno attraversato continenti e oceani e dopo oltre sessant’anni sono tornati per pareggiare i conti in Via Padova, a Milano.
Un gran bel romanzo, di cui qui abbiamo appena dato solo un accenno di alcuni personaggi e della trama, complessa e magistralmente costruita, che ben poco cede alla fantasia ma molto si lega all’attualità . Ripubblicato con lungimiranza da Laurana Editore, dopo la prima edizione con Tea del 2013, Zona Franca ci consegna una coralità di personaggi e uno spaccato di Milano attualissimo e fin troppo verosimile.


