L’inganno di Magritte – Perissinotto & d’Ettorre



Perissinotto & d’Ettorre
L’inganno di Magritte – Perissinotto & d’Ettorre
Mondadori
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L’inganno di Magritte (Mondadori , settembre 2025) è un libro scritto a quattro mani, che unisce la perizia del romanziere Alessandro Perissinotto, prolifico scrittore e professore di Storytelling all’Università di Torino, alla competenza giuridica di Piero D’Ettore, avvocato penalista del foro di Torino. Perissinotto & d’Ettorre (scritto proprio così) è il binomio che utilizzano gli autori per la serie dell’avvocato Meroni, giunta qui al suo terzo caso. Un legal thriller fedele a ciò che avviene nei tribunali durante i processi, nonché l’acquisizione degli atti e le procedure che portano alla preparazione del dibattimento stesso. Sebbene l’abisso della Giustizia nasconda vicende indicibili per gli addetti ai lavori, di cui questo esempio è solo la punta dell’iceberg.

Gli autori hanno scelto coraggiosamente di ambientare il romanzo in tempo di pandemia (allo scoppio della pandemia, a partire da febbraio 2020 col lockdown), quindi la nota claustrofobica si acuisce, a prescindere dall’indagine. E dalla vita del protagonista, che cerca di contrastare in vari modi il fatto che l’umanità sia impazzita all’improvviso, con le mascherine, le distanze sociali e la reclusione nelle proprie abitazioni. Particolari tremendi, che abbiamo vissuto tutti sulla nostra pelle, e che magari avremmo preferito dimenticare anche solo per lo svago di una lettura.

La serie dell’avvocato Giacomo Meroni è iniziata nel 2022, per la collana il Giallo Mondadori, con Cena di classe, a cui l’anno dopo è seguito Il figliol prodigo.

Ne L’inganno di Magritte, il suddetto avvocato Meroni, che è di mezza età ed è sposato con Rossana, accetta la difesa in appello di Nina Shakirova, accusata di avere ucciso il facoltoso marito. La giovane si è sempre dichiarata innocente, convinta che il consorte si sia in realtà suicidato. I giudici però non le hanno creduto e la sventurata è rinchiusa in carcere, a Torino, insieme alla figlioletta di cinque anni Luna, con il crudele verdetto “fine pena mai”. Proprio in quei giorni scoppia l’epidemia di covid-19 e l’umanità viene messa di fronte alle proprie paure e segregata, alla stessa stregua di Nina. 

Per amore delle verità, Giacomo accetta il caso, mentre tutto cambia. Cambiano le abitudini e l’avvocato si troverà a condividere maggior tempo con la moglie, a sua volta insegnante impegnata nella didattica a distanza. Chi ha difeso in passato Nina è stato negligente, quindi il protagonista farà di tutto per rileggere le carte, trovare nuovi testimoni ed espedienti, al fine di creare un  ragionevole dubbio nella giuria. Omicidio camuffato da suicidio? Camuffato malamente, per giunta? Oppure c’è di mezzo una terza persona che fino ad ora non era mai stata presa in considerazione? La compassione che suscita la donna in carcere, e ancor più la bambina, aiutano Meroni a trovare la motivazione. 

Oltre che un professionista coscienzioso, Giacomo è anche un marito che sa valorizzare la sua donna. Questo perché Rossana ha subito da giovane un grave incidente, che l’ha costretta sulla sedia a rotelle. Cruccio sarà proprio quello di trovare il farabutto che l’ha investita e si è allontanato, senza prestare soccorso. Una battaglia che Meroni ha ingaggiato già da molti anni e che non gli concede tregua. E anche qui si farà cocente, palpabile in ogni istante.

Mentre la prima parte si delinea lentamente, così come pigre sono state le nostre giornate in quarantena, senza scossoni, giacché eravamo terrorizzati da quel che avveniva fuori dalle mura domestiche, nella seconda parte si assiste a un’impennata. La descrizione del processo vero e proprio è godibile, sembra di stare in un’aula di tribunale!

I tasselli andranno a posto, ma il messaggio che se ne trae è di diffidare sempre dalle immagini. Così come il pittore francese surrealista René Magritte ricordava, quando ha disegnato una pipa e sotto scriveva la didascalia: “Questa non è una pipa”. 

È l’idea, il disegno, la rappresentazione della realtà, ma quest’ultima può essere diversa e avere mille connotazioni.

Cristina Biolcati

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