Il silenzio delle rondini è l’ultimo volume della trilogia ideata da Marco De Franchi con protagonisti Valentina Medici, commissario dello SCO, il Servizio Centrale Operativo, il tormentato poliziotto Fabio Costa e il nerd informatico Loris Manna.
In questo libro, il nemico è un gruppo invisibile di individui dediti al male, nelle sue forme più abiette e deviate, emuli del super poliziotto francese François Gastaldi, un demone nascosto sotto la divisa della polizia. La vicenda ha l’avvio con inspiegabili stragi familiari compiute da giovanissimi, il cui motivo ricorrente è la visione allucinatoria avuta dai ragazzi legata a gabbiani che divorano delle piccole rondini su una spiaggia. Ci fermiamo qui per non spoilerare, in effetti la trama è molto complessa e assai abilmente congegnata, coinvolge il lettore in un ‘page turner’ fino a che non giungerà all’esplosivo e malinconico finale.
Il silenzio delle rondini è un thriller che scava nelle ragioni (e nella follia) del male, dando voce a un killer di malvagità luciferina, che dipinge come ideologia la sua spietata sociopatia. Se però nel romanzo emerge l’ambiguità tra innocenti e colpevoli, rimane ben salda la linea di demarcazione tra chi difende il bene e chi si nutre dell’oscurità più tetra e diabolica.
L’immagine delle rondini, legata all’innocenza infantile deliberatamente e mostruosamente devastata da coloro del tutto immersi nel male, è anche un’ efficace metafora della facilità con cui il male stesso si insinua nelle coscienze ingenue e indifese per nidificare e svilupparsi sino ad annientarle.
De Franchi cala il lettore in un inferno terreno, e infatti tra le pagine faranno capolino richiami danteschi. L’autore riesce a mostrare un’umanità dolente, tormentata, consapevole della fragilità delle leggi e della giustizia di fronte a un orrore che si spoglia di qualunque connotato di pietà per diventare pura aberrazione. Per combattere questo buio occorre accettare di ‘contaminarsi’, ma se a volte si usano mezzi non sempre leciti, lo scopo ultimo è sempre la tutela del bene. De Franchi ci pone davanti al confine tra giustizia e vendetta, tra ragione e disperazione, tra obbedienza alle regole e salvezza dell’altro, spingendoci a riflettere sulla sempre attuale domanda dello scrittore latino Giovenale: Quis custodiet ipsos custodes? Chi sorveglierà gli stessi sorveglianti? Come tutelare la giustizia quando colui che dovrebbe esserne il garante è corrotto e marcio fin nelle profondità dell’anima? Risposta difficile, su cui il romanzo invita a riflettere, attraverso le decisioni che di volta in volta sono costretti a prendere i protagonisti.