L’angelo di pietra – Marcello Simoni



Marcello Simoni
L’angelo di pietra
Einaudi
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La storia, dopo un prologo e una prima scena, inizia con una lettera enigmatica del Segretario dell’Indice di Roma all’Inquisitore Generale di Ferrara. Corre l’anno del Signore 1627. Due amici allontanati dal Sant’Uffizio. 
Chi sono? Perché? 

La trama si fa subito interessante e originale,

attraverso il loro enigmatico modo di comunicare,  scopriranno indizi e intrighi.

È una storia che si presta a più livelli di comprensione, a seconda di quanto il lettore sia disposto ad approfondire.

Fra Girolamo Svampa, uno dei protagonisti più iconici dell’autore, viene nominato Inquisitore generale nella  Ferrara del XVII secolo, dopo il suo trasferimento/cacciata da Roma. 

È un uomo arguto e intelligente quanto scontroso, che ama rinchiudersi in solitudine nel suo studio. 

Il suo passato è piuttosto complicato già dalla tenera età, in quanto cresciuto senza genitori, a causa della ingiusta condanna di suo padre per eresia  e di sua madre rinchiusa in un convento.

Conduce una vita integra, salvo qualche piccola debolezza e con la speranza di riabilitare il nome di suo padre, oltre a voler dare un’immagine della Chiesa più giusta di quanto non appaia a molti in quell’epoca. Cosa questa, che anziché farlo apprezzare, lo rende un individuo dal quale guardarsi e diffidare.

L’unico suo vero amico è  il confratello Francesco Capiferro, che, come detto sopra, si trova a Roma dove è Segretario della Congregazione dell’Indice. Un bibliofilo, meglio ancora, “topo di biblioteca” è l’epiteto che lo descrive più accuratamente. Unico alleato di Fra Girolamo, nel condurre una guerra silenziosa contro la fazione del Santo Uffizio, che intende destituirlo e attentare alla sua vita.

In modo misterioso, Capiferro tiene, con lui, una corrispondenza epistolare in codice, decriptabile solo attraverso una copia del Don Chisciotte di Cervantes di una rara edizione, di cui entrambi possiedono una stampa.

È interessante addentrarsi in questo clima così incerto, dove l’inquisizione inquisisce anche gli inquisitori. Il giro di parole mi piace pensare, che serva a sottolineare la gravità dei fatti.

Un thriller incastonato nella Ferrara del 1600, che immerge il lettore in quell’epoca con grande maestria e dovizia di particolari.

Una delle cose che più mi piace di questo autore è proprio la ricostruzione storica dei luoghi in cui si svolgono i suoi romanzi. Il tono di voce dei personaggi, e soprattutto quello di questo riuscitissimo protagonista: Fra Svampa, dal lugubre carattere, ben si staglia in questo panorama, imprimendosi nella mente del lettore come un sigillo. 

Alla sua quinta indagine, il nostro Inquisitore, oltre a essere ingiustamente perseguitato, e a doversi difendere da false accuse, si troverà coinvolto in un caso fumoso, dove luci e ombre si muovono tra palpabile e impalpabile, visibile e invisibile, religione e superstizione, realtà e magia nera, tutto nella confusione tra sacro e profano, angeli e demoni, ingiustizie e forche. Religione Ebraica, Cabala, e Cattolicesimo.

Solo, dopo la morte inaspettata, di due giovani donne, e uno strano indizio, comune ai due luoghi del delitto, lo Svampa inizierà a occuparsi sul serio del caso.

Uno strano e dolciastro profumo di fiori, inonda le scene del crimine.

Insieme al suo amico Capiferro e al devoto uomo d’armi Cagnolo Alfieri,  si getterà in questa indagine, soprattutto, perché un senso di colpa l’assale: non aver dato credito alla prima vittima, quando aveva implorato il suo aiuto; gli aveva confidato di essere stata posseduta, contro la sua volontà, da un Incubus

Poteva la sua mente razionale credere a tale facezia?

Chi sarà l’assassino? Uno spirito del male che ha come mestiere quello di concupire giovani donne durante il sonno, o qualcuno che si cela dietro queste storie approfittando della debolezza altrui, mimando il maligno?

Cosa rappresenta l’angelo di pietra, Ruax?

Solo l’integrità e la fermezza di Fra Girolamo insieme alla sua ferrea razionalità lo aiuteranno a districare questa nebulosa matassa.

Interessante il tema ancora scottante dell’inquisizione e di come veniva intesa dalla Chiesa dell’epoca, nonché i riferimenti ai testi antichi che l’autore, evidentemente, conosce in modo approfondito e che invitano gli appassionati di storia alla consultazione. Un romanzo che si presta, come premesso, a più livelli di lettura e che tiene incollati alla pagina, ma per le storie di Marcello Simoni non è certo una novità.

Cinzia Censi

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