Paolo Grugni, con La trappola 68-69, aggiunge un nuovo elemento alla sapiente ricostruzione che sta portando avanti sulla storia d’Italia, attraverso il racconto degli eventi che hanno visto come protagonista prevalente la città di Milano.
A partire da Pura razza bastarda 65 – 66 – 67, sempre edito da Laurana, ha sviluppato un racconto che si dipana lungo un quinquennio in cui si sono poste le basi per diverse fenomenologie che hanno influenzato e inficiato tutta la politica e la società italiana del tempo e anche quella contemporanea con affaccio sul futuro a noi più prossimo. Il commissario Malfatti, la voce narrante scelta da Grugni, ci propone una stratificazione di storie che si intrecciano, si avviluppano, e che alla fine si ingarbugliano in un gomitolo di gaddiana memoria. Gomitolo che Malfatti e Grugni riescono a dipanare con lucida follia e sapiente tecnica narrativa.
I piani narrativi, dicevamo, sono molteplici e si occupano di Cosa Nostra siciliana che consolida il suo potere su Milano. Testimoniano e sanciscono la fine della Ligera, la vecchia mala romantica, che sarebbe presto stata soppiantata anche da Cosa Nostra stessa e dalle feroci bande di banditi meneghini. Non ultimi, si analizzano i movimenti antagonisti di destra e sinistra che s’intersecano con le trame oscure (ora chiarissime – leggasi Piazza Fontana – Valpreda – Pinelli) dello Stato e del parastato. Questioni, teorie e verità possibili, vengono proposte ed esposte al lettore portando a suffragio documenti inediti e retroscena troppo spesso narrati da altri con l’indulgenza del mito.
La strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 diviene così non solo la madre di tutte le stragi e, per la vulgata, l’inizio formale della strategia della tensione, ma anche un messaggio per un destinatario preciso che sarà protagonista della vita politica italiana per molti altri anni.
La trappola è dunque un libro importante, da leggere con piglio e curiosità facendo attenzione a non perdere, per via della densità degli argomenti, quello che è il Grugni scrittore.
Una mano raffinata, essenziale, che mai scade nella retorica.
Grugni è un narratore di razza, anzi di Pura razza bastarda che non è cascato nella Trappola stesa per lui dai bracconieri della mistificazione.