Il corpo di un ragazzo viene trovato senza testa in una vasca per l’allevamento dei pesci, e per Vincenzo sono guai. I suoi guai, i suoi demoni tempo prima lo hanno costretto a lasciare Napoli per trasferirsi a Bacoli, passando per Milano.
Qui a 30 km da Napoli conduce una vita semplice e tranquilla con la sua compagna Irene; per quanto possa dirsi tranquilla e semplice l’esistenza di uno con un passato come il suo…
Saranno proprio il mare e i suoi abitanti, i pesci, a incrinare i rapporti all’interno della piccola comunità dei pescatori: l’arrivo di una multinazionale attiva nel settore dell’allevamento ittico regala rischi a qualcuno e offre opportunità ad altri.
La situazione diventa rapidamente elettrica e quando i watt salgono è facile che ci scappi il morto.
Tutti collezionano alibi.
Tutti tranne uno: sì, indovinato, proprio lui, Vincenzo detto Vincè!
Una copertina magistralmente disegnata da Zerocalcare incornicia, introduce e accompagna l’opera seconda del libraio, e scrittore (chissà quale ruolo preferisce, ma crediamo di immaginarlo…), Giancarlo Piacci.
Un romanzo decisamente noir che risente benevolmente dell’esposizione tirrenica: una storia impregnata di salsedine e inzuppata di squame, accompagnata dal chiasso vociante e litigioso della Cooperativa dei pescatori, in cui i riflessi del mare e del cielo vengono spezzati da una venatura rossa come il sangue. I morti aumentano.
Ipotesi, stradine, percorsi, sospetti, sguardi ma, soprattutto, silenzi e alibi.
Vincè proprio non ce la fa, non vuole e non può, a procurarsene uno e il motivo è semplice: come altre volte, il passato gli scivola addosso e lo pone innanzi a un bivio chiamato debito d’onore.
Le pagine corrono via e si sprofonda sempre più giù, in apnea, dove i raggi e il calore del sole non arrivano, e fa freddo, ed è buio, ed è silenzio.
La napoletanità, intrisa di qualità e speranza di riscatto, di superstizioni e di talento, sarà il tocco finale capace di regalare una sorpresa degna di questo ottimo romanzo.
Volete saperla?
E leggetevill’ ja!