Gli incantatori – James Ellroy



James Ellroy
Gli incantatori
Einaudi
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Freddy Otash come Virgilio e il lettore come novello Dante? Forse il parallelismo è eccessivo ma l’ultimo lavoro di James Ellroy, “Gli Incantatori” , edito in Italia da Einaudi, è un infinito eservizio illusorio dove niente è come sembra e dove tutto è il contrario di sè stesso nel sottobosco americano nei primi anni Sessanta attorno alla sua figura più iconica della sua epoca: Marylin Monroe. La star che ha segnato un’epoca nella storia americana viene scoperta passo dopo passo, viene spiata, viene psicanalizzata e viene in qualche modo riscoperta in ogni sua sfaccettatura nei mesi che precedono e seguono la sua morte.

Ellroy, attraverso l’ambigua figura di Freddy Otash (ex poliziotto corrotto, faccendiere e quindi nuovamente nei ranghi della polizia americana) scava e ridisegna le figure che ruotavano attorno alla morta dell’attrice americana per dare continuità a quella che lui considera una missione e che senza giri di parole deifnisce “frugare nella merda che le persone cercano di nascondere”. In questo grande quadro di quasi 600 pagine Ellroy racconta un sistema poliziesco più che corrotto, tratteggia una famiglia Kennedy al limite del surreale e descrive la quotidianità di Marylin sempre in bilico e mai in equilibrio tra droghe, feste, sesso e macchinazioni che la spingono anche al sospetto di essere collusa con la malavita pronta a cambiare sembianze per favorire traffici più che loschi.

“Gli Incantatori” è un’opera che rappresenta più di un giallo, più probabilmente un crime dove un’indagine non esiste e dove risposte nuove rispetto alla morte di Marylin non ce ne sono. Suicidio? Omicidio? Nessuna nuova verità per gli appassionati del genere, semmai una fotografia molto dettagliata di coloro che potevano avere interessi riguardo un certo tipo di narrazione.

Un’avventura con cui uno dei maestri del genere crime conduce il lettore passo dopo passo, protagonista dopo protagonista tra attori più o meno importanti, presidenti degli Stati Uniti o semplici poliziotti pronti a muoversi senza ogni etica per qualche beneficio non sempre di natura economica. Ellroy si sporca effettivamente le mani ei suoi personaggi pagina dopo pagina diventano sempre più foschi fino a generare una verità più o meno condivisa che lascia il lettore con un vuoto nello stomaco.

Come sia morta Marylin rimane un questito senza una risposta universalmente accettata anche dopo questo romanzo: come e cosa muovessero i fili della politica americana negli anni Sessanta è invece raccontato anche con troppa dovizia di particolari perchè dopo aver terminato l’ultima pagina, in fondo, anche il lettore avverte attorno a sè un po’ di quella foschia ambigua e pericolosa che accompagna tutto il romanzo.

Daniele Bonetti

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