Oscura e celeste – Marco Malvaldi



Marco Malvaldi
Oscura e celeste
Giunti
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Dopo Leonardo, Marco Malvaldi in “Oscura e celeste” torna a raccontare un personaggio storico. Approfittando, come ogni buon romanziere, di un “buco” nella documentazione storica,  un solo anno di cui non esistono lettere autografe, Malvaldi ci racconta un altro grande genio del passato, Galileo Galilei.
Siamo a Firenze nel 1631, la peste Infuria, il timore dei contagi è altissimo e a questo si aggiunge ovviamente la carestia. Sfruttando questa contingenza sfigatissima, Galileo, dopo aver ottenuto l’imprimatur dal Papa, è riuscito a convincere la Santa Sede a lasciargli stampare il suo nuovo libro a Firenze, cosa che desidera, più che per comodità, per essere libero di scrivere quello che vuole. E infatti non ha ancora mandato il libro a Roma per l’approvazione finale.
Il suo Dialogo sui i massimi sistemi, però, pur non essendo ancora pronto, già prima della pubblicazione ha portato scompiglio nel mondo accademico e soprattutto in quello ecclesiastico. Tutti lo vogliono leggere e tutti lo temono. Gli studi di Galileo, infatti, vanno poco d’accordo con le convinzioni dell’epoca. Il fatto che il sole stia al centro dell’universo e che la terra gli giri intorno proprio non va giù soprattutto ai gesuiti, da sempre rigidissimi e poco inclini ai cambiamenti,  fautori e sostenitori dei pilastri su cui è costruita la fede: il sistema tolemaico che vede la terra bella ferma in mezzo al cielo e di conseguenza tutti i dogmi che da questa convinzione derivano.
Ma come di fa a fermare la pubblicazione di un libro che ancora non esiste? Come leggerlo in anteprima? Come ottenere, in termini moderni, una copia staffetta di questo scritto che ha già avuto mille prenotazioni?
I dialoghi non sono ancora pronti perché la vista di Galileo non è più quella di una volta, ha una pessima calligrafia e ha bisogno che la figlia maggiore, suora di clausura in un vicino convento, rilegga i fogli che lui le fa avere e li copi in bella. In altre parole, la figlia gli fa da editor e da correttore di refusi.
Ma proprio nel convento dove sono rinchiuse le due figlie, già sotto osservazione per sospetti comportamenti poco adatti alla clausura e alla vita monastica, una notte si sente il rumore di un corpo che cade…
Galileo si ritrova quindi a indagare a fianco del canonico Cini. Da grande osservatore qual è il suo aiuto e le sue conoscenze saranno determinanti per la risoluzione del caso: Galileo più di una volta applica il metodo scientifico, cosa che tra l’altro ha inventato lui, per dimostrare le sue tesi.
Come precisa l’autore nelle note finali, “Oscura e celeste” non è un libro di storia, ma un romanzo, che al di là delle legittime licenze, racconta una delle più grandi menti matematiche e scientifiche che il mondo abbia conosciuto.
Un gran provocatore, dotato di ironia  e grande curiosità, qualità comune a tutti i grandi intelletti, non un eretico ma un uomo convinto che la vera bestemmia sia negare l’opera di Dio e non spiegarla attraverso la matematica, unico mezzo certo per capire la natura e l’universo, sola e unica lingua comune a tutti i popoli. Insindacabile e incontrovertibile, perché la natura è un libro scritto in caratteri matematici.
In un periodo di forti lotte intestine alla Chiesa, con Lutero che ha montato un gran casino e con la costante minaccia di essere bollati come eretici, Galileo non si stanca mai di osservare, conoscere, capire, anche a costo di scontrarsi con altri dotti dell’epoca, con i Gesuiti, esercito della fede, e con la dottrina  cattolica, perché le verità scientifiche non si decidono a maggioranza.
Fin da subito, dalla presentazione dei personaggi, la dramatis personae, Malvaldi si intrufola nella narrazione, rendendo palese la sua presenza.  Chiosa, spiega, fa paragoni con il mondo moderno, dando a tutto il romanzo il suo solito valore aggiunto: una grande ironia e la straordinaria capacità di divulgazione.
Riuscire a condividere nozioni , formule e informazioni in modo semplice, chiaro e divertente è una dote non comune. Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi, direbbe di lui Galileo.

Cristina Aicardi

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